Migranti, la denuncia di Alarm phone: “Mai così tante morti invisibili nel Mediterraneo”
La rete di attivisti europea e Mediterranea pubblicano un report sul monitoraggio degli ultimi 6 mesi di soccorsi nel Mediterraneo centrale. “Malta e Italia si sono ritirate dall'obbligo di salvataggio, le ong sono bloccate e il mare è diventato un enorme buco nero”
“La nostra è una lotta per ogni barca. Non è solo un atto umanitario ma politico, di resistenza e rottura. Ogni volta che riceviamo una telefonata la nostra lotta continua”. Dianne è una delle attiviste di Alarm phone, la rete europea per il soccorso in mare nata nel 2014. Il progetto prevede un numero di emergenza per i migranti che si trovano in situazione di distress. A rispondere a questo speciale centralino sono attivisti volontari, dislocati in diversi paesi, che hanno il compito di lanciare l’Sos. “Con le navi delle ong bloccate siamo stati nell’ultimo anno l’unico attore attivo nel Mediterraneo, che è ormai diventato un buco nero”, spiegano gli attivisti che ieri, insieme all’ong Mediterranea saving humans, hanno reso noto un report sul monitoraggio degli ultimi sei mesi sulla rotta del mare, la più pericolosa al mondo.
“Da luglio a dicembre 2020, abbiamo assistito a una continuità nel Mar Mediterraneo centrale, con lo Stato Italiano e quello Maltese come attori che si sono ritirati dai loro obblighi di salvataggio, con la detenzione amministrativa della flotta civile e la mancanza di risposta della cosiddetta Guardia Costiera libica in situazioni in cui le persone erano in estrema difficoltà al largo delle coste libiche” si legge nel rapporto. La combinazione di questi elementi ha portato a una crescente carenza nelle operazioni di salvataggio e a un aumento dei naufragi in mare.
L’assenza di navi da soccorso, infatti, non ha impedito alle persone di tentare la rotta del Mediterraneo, alcuni sono arrivati in autonomia in Italia e a Malta. A inizio novembre sono arrivate a Lampedusa 13 imbarcazioni. Non solo, ma Alarm phone ha rilevato un aumento delle segnalazioni di imbarcazioni partite dall’Algeria e dirette in Sardegna. “Continuiamo ad essere stupiti dalla continua lotta per la libertà di movimento e la dignità portata avanti dagli stessi migranti - sottolineano gli attivisti -. Questi arrivi autonomi sono il segno che il regime di frontiera dell’Ue, nonostante la sua spinta alla morte, non sarà mai in grado di contenere completamente la forza vitale delle persone che cercano di migliorare la propria vita e sfuggire all’oppressione”.
Il Mediterraneo è "un buco nero"
In totale si stima che complessivamente 27.435 persone abbiano tentato di lasciare la Libia nel 2020. Secondo l’OIM, 11.891 di loro sono state intercettate dalle cosiddette guardie costiere libiche e respinte in Libia. L’Organizzazione internazionale delle migrazioni ritiene, inoltre, che 848 persone siano morte sulla rotta del Mediterraneo centrale, ma secondo il report si tratta di un dato sottostimato. Circa 5.375 persone su 75 imbarcazioni sono arrivate a Lampedusa dalla Libia – autonomamente o con l’aiuto della Guardia Costiera italiana. Quasi 3.700 persone sono state portate in salvo in Italia dalle navi delle ong, 2.281 persone sono arrivate a Malta. Nel 2020 altre 26.349 persone hanno cercato di lasciare la Tunisia. Tra loro, secondo l’FTDES, 12.883 persone hanno raggiunto l’Italia, ma 13.466 persone sono state intercettate dalla Guardia Costiera tunisina.
Nell’ultimo anno, Alarm Phone ha dato sostegno in totale a 172 barche in difficoltà nel Mediterraneo centrale, che trasportavano circa 10.074 persone. “Queste barche sono per lo più partite dalla Libia ma alcune anche dalla Tunisia e dall’Algeria. Delle persone che ci hanno contattato, circa 7.503 sono state tratte in salvo in Europa dalle navi delle ong, sono arrivate da sole o sono state soccorse da assetti navali maltesi o italiane - spiegano gli attivisti -. 211 persone sono state portate in salvo da navi mercantili. Circa 2.390 persone su 42 barche che nel 2020 hanno allertato Alarm Phone sono state intercettate dalle cosiddette Guardie Costiere libiche. Di coloro che hanno chiamato Alarm Phone, 219 persone purtroppo sono annegate o disperse. Abbiamo anche raccolto diverse testimonianze su molte altre imbarcazioni che non ci hanno allertato quando erano in pericolo, ma di cui è stato poi confermato il naufragio. Non sappiamo, infine, il destino di circa 578 persone che ci hanno contattato”.
Nel report si sottolinea come, data la mancanza di altri assetti navali per condurre i soccorsi, negli ultimi mesi sia diventato più visibile l’importante ruolo delle navi mercantili nel Mediterraneo centrale. “Durante l’estate e l’autunno, Alarm Phone ha ripetutamente invitato le navi mercantili a intervenire e ad adempiere al loro obbligo di salvaguardare la vita secondo il diritto internazionale del mare. Agosto ha visto la più lunga situazione di stallo nella storia del Mediterraneo centrale: il 5 agosto la nave mercantile Maersk Etienne ha preso a bordo 27 migranti che sono stati trasferiti sulla nave dell’ong italiana Mare Jonio solo l’11 settembre, dopo 38 giorni a bordo - spiega il rapporto -. Anche la compagnia italiana Augusta offshore è intervenuta più volte negli ultimi mesi per soccorrere imbarcazioni in difficoltà e far sbarcare i sopravvissuti in Italia”.
Naufragi “invisibili” e dimenticati
In questi mesi Alarm Phone ha documentato centinaia di morti invisibili attraverso le testimonianze e le chiamate di parenti e sopravvissuti ai naufragi, oltre che di pescatori locali. “Non abbiamo mai ricevuto così tanti resoconti di naufragi invisibili come negli ultimi 6 mesi. A causa del buco nero che è diventato il Mar Mediterraneo centrale, è difficile per noi dire se questa sia un’indicazione di più naufragi avvenuti negli ultimi mesi, o semplicemente il risultato di più parenti e sopravvissuti che ci contattano per segnalare queste tragedie”. Per questo gli attivisti chiedono ancora una volta alle autorità europee che senso abbia il regime di frontiera: “dove sono queste persone e cosa avete fatto per trovarle? Perché le loro vite non contano?”