Migranti, così la Cedu ha bloccato il volo di espulsione dall’Inghilterra al Ruanda
L’aereo era già sulla pista di decollo con alcuni migranti a bordo, ma un ricorso dell’ultim’ora ha fermato l’operazione. La ministra inglese assicura che il prossimo partirà. Amnesty: “Un piano inumano si ferma grazie a una straordinaria mobilitazione”
La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha bloccato il primo volo di espulsione che doveva portare alcuni migranti dall’Inghilterra al Ruanda, secondo quanto previsto da un memorandum di intesa stipulato il 13 aprile scorso tra i due paesi. Stando all’accordo di partenariato, i richiedenti asilo le cui domande non vengono prese in considerazione dal Regno Unito potranno essere ricollocati in Ruanda. Ma ieri sera, quando il primo volo di deportazione stava per essere effettuato, un ricorso dell’ultim’ora ha bloccato l’operazione.
Nello specifico, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha deciso di concedere un provvedimento cautelare urgente nel caso di un richiedente, K.N. cittadino iracheno, che aveva chiesto asilo in Inghilterra il 17 maggio e ieri stava per essere espulso.
La Corte ha tenuto conto delle preoccupazioni dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), secondo cui i richiedenti asilo trasferiti dal Regno Unito al Ruanda non avranno accesso a procedure eque ed efficienti per la determinazione dello status di rifugiato. Inoltre ha valutato anche la decisione di trattare il Ruanda come un paese terzo, che ha già dato origine a "seri problemi perseguibili" . “Alla luce del conseguente rischio di trattamento contrario ai diritti della Convenzione del ricorrente nonché del fatto che il Ruanda è al di fuori dello spazio giuridico della Convenzione (e quindi non è vincolato dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo) e dell'assenza di qualsiasi meccanismo giuridicamente applicabile per il ritorno del ricorrente nel Regno Unito in caso di accoglimento dell'impugnazione nel merito dinanzi ai tribunali nazionali, la Corte ha deciso di concedere questa misura provvisoria per impedire l'allontanamento del ricorrente fino a quando i tribunali nazionali non avranno avuto l'opportunità di esaminare prima tali questioni”, si legge nella sentenza.
Soddisfazione per la decisione è stata espressa da diverse organizzazioni, che in queste settimane si sono attivate per impedire il piano del governo di Boris Johnson. “Zero persone a bordo, l'aereo per il Ruanda non parte. L'inumano piano britannico di esternalizzare le procedure d'asilo per il momento si ferma grazie a uno straordinario attivismo legale e all'intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo”, sottolinea Riccardo Noury di Amnesty International. La ministra agli Interni, Priti Patel, dopo la sentenza della Cedu ha comunque assicurato che il piano di deportazione andrà avanti. Ma per tutti gli analisti questa decisione rappresenta un primo duro colpo alla strategia di esternalizzazione del governo inglese, già ampiamente contestata.
“Nell'interesse delle parti e nel corretto svolgimento del procedimento dinanzi ad essa, di indicare al governo del Regno Unito, ai sensi dell'articolo 39, che il ricorrente non dovrebbe essere allontanato fino alla scadenza di un periodo di tre settimane dopo la consegna della decisione nazionale finale nel procedimento di riesame giurisdizionale in corso - si legge nelle sentenza -. Le parti sono quindi tenute a notificare immediatamente alla Corte la consegna di tale decisione nazionale definitiva.