Ius scholae, la proposta resiste all’attacco di FdI e Lega. Obiettivo: a maggio in aula
Il primo voto in Commissione sulla proposta di riforma della legge sulla cittadinanza boccia la soppressiva per una spaccatura interna al centro-destra. Tiene l’asse che vuole la riforma. Il Governo si astiene, darà solo pareri tecnici
La proposta di riforma della legge sulla cittadinanza, il cosiddetto "ius scholae", resiste agli attacchi di Lega e Fratelli d’Italia. Il primo voto in Commissione Affari costituzionali ha riguardato gli emendamenti soppressivi della destra che puntavano ad affossare l’intero provvedimento. Per una spaccatura nel centrodestra e con il voto decisivo di Forza Italia, però, sono stati respinti. Resiste dunque l’asse (Forza Italia, M5S, Pd, Leu, Iv ed Azione +Europa) che vuole portare a termine la riforma.
Nel concreto, la proposta di ius scholae elaborata da Giuseppe Brescia prevede che il minore nato o arrivato in Italia entro il 12esimo anno di età, possa richiedere la cittadinanza dopo aver frequentato 5 anni di scuola. La proposta è stata subito inondata di emendamenti (728) da parte del Carroccio e di Fratelli d’Italia. Tra questi, alcuni prevedevano un test di italianità (conoscenza delle sagre e di usi e costumi tradizionali) o un voto alto per il superamento del ciclo scolastico o ancora tempi più lunghi dei cinque anni previsti.
Per ora 40 emendamenti sono stati accantonati, tra questi anche quelli che prevedono una norma transitoria. Sul resto degli emendamenti, che esulano dal perimetro dello ius scholae (compresi quelli che riguardano le prove sulle sagre, i presepi e le tradizioni regionali) c’è parere contrario.
L’obiettivo è di portare il provvedimento in aula entro maggio, così da permettere a Camera e Senato di discutere il testo prima della fine della legislatura. Il sottosegretario Ivan Scalfarotto ha spiegato che trattandosi di una proposta di legge di iniziativa parlamentare su una materia nella quale la maggioranza ha posizioni eterogenee, il Governo non esprimerà una propria posizione e si rimetterà alla Commissione sulle singole proposte. Fanno eccezione quelle che potrebbero presentare incertezze applicative o difformità interpretative, in relazione alle quali si inviterà al ritiro, esprimendo altrimenti parere contrario.