India. Mons. Machado (Bangalore): “La gente mi chiama disperata per un posto letto in ospedale”
Da Bangalore, la testimonianza al Sir dell’arcivescovo Peter Machado. Scene strazianti – racconta - sono state viste fuori dagli ospedali di Bangalore e in tutto il Paese. Il sistema sanitario non è in grado di far fronte al numero di pazienti malati che hanno bisogno di cure. Gli ospedali sono pieni e i pazienti sono fermi nelle caserme o fuori, in attesa di essere visti da un medico. Situazione critica anche nelle parrocchie dove non è più possibile seppellire i morti per mancanza di spazio nei cimiteri cristiani. Per aiutare il governo, la Chiesa ha trasformato le scuole in Centri di Cura Covid mentre sacerdoti e religiosi si offrono volontari per dare gli ultimi sacramenti ai malati e celebrare le liturgie funebri. Molti però hanno perso la vita
Sistema sanitario in tilt, medici e infermieri sovraccarichi di lavoro e contagiati, persone alla disperata ricerca di un posto letto negli ospedali, cimiteri pieni e liste d’attesa nelle parrocchie per essere sepolti. È il quadro straziante che l’arcivescovo di Bangalore, mons. Peter Machado, descrive al Sir. Lo stato di Karnataka e la città di Bangalore sono soggette a coprifuoco e isolamento. Le cifre ufficiali riportano oltre trecentomila casi positivi attualmente nella città di Bangalore e quasi 7.000 persone morte. “Durante la prima ondata – dice l’arcivescovo -, la maggior parte delle persone anziane hanno ceduto al virus. Nella seconda ondata ad essere colpite dal virus sono le persone di mezza età e anche giovani. Alcune famiglie hanno perso due o tre persone”.
Mons. Machado, ci descriva la situazione?
Scene strazianti sono state viste fuori dagli ospedali di Bangalore e in tutto il paese. Il sistema sanitario non è in grado di far fronte al numero di pazienti malati che hanno bisogno di cure. Gli ospedali sono pieni e i pazienti sono fermi nelle caserme o fuori, in attesa di essere visti da un medico. Alcuni pazienti girano anche tre giorni per trovare un ospedale che li prenda. In mezzo a un’impennata devastante di casi di Covid, c’è una seria carenza di attrezzature mediche come ossigeno, ventilatori e medicine. Molti sono morti per l’indisponibilità di un letto in ospedale, o per la mancanza di ossigeno, o di cure mediche. C’è anche carenza di medicine come il Remdesivir. L’intero sistema sanitario è sopraffatto, e un buon numero di personale sanitario è risultato positivo al Covid ed è in quarantena. Molti sono esausti a causa delle lunghe ore di lavoro incessante.
Negli ultimi giorni ho ricevuto chiamate disperate per chiedere un letto d’ospedale o un ventilatore.
Come sempre i poveri sono i più vulnerabili e hanno più difficoltà ad accedere alle cure mediche. La loro unica speranza sono gli ospedali governativi. I funzionari del governo locale prendono tangenti per assegnare un letto.
Abbiamo letto che i cimiteri sono pieni: è così? Come state affrontando l’emergenza delle sepolture?
Solo negli ultimi quattro giorni ci sono state 65 sepolture nella parrocchia della Cattedrale. C’è anche una lista d’attesa per le sepolture. A causa delle restrizioni non possono avere un funerale adeguato, poiché solo 5 membri possono essere presenti alla sepoltura. Celebriamo la Messa al cimitero.
Ma i nostri cimiteri sono pieni e non c’è assolutamente posto. Abbiamo chiesto al governo e il primo ministro mi ha promesso di assegnare alcuni terreni ai cristiani per la sepoltura.
Cosa si prova nel vedere così tanti morti?
Per me è sicuramente un’esperienza di tristezza e dolore ma anche di consolazioni e abbandono a Dio. Anche se la situazione tutto intorno è brutta in se stessa, c’è speranza, soprattutto nella solidarietà dei nostri sacerdoti e del popolo. Dio sta rafforzando i legami di unità. I nostri sacerdoti e i religiosi sono diventati molto sensibili ai bisogni spirituali, emotivi e sanitari della gente. Ci sono molti sacerdoti e religiosi che si sono offerti volontari per dare gli ultimi sacramenti ai malati e celebrare le liturgie funebri. Vedo un segno di speranza e la presenza del Signore anche nelle nostre tragedie.
Quanti sacerdoti e religiosi sono morti nella sua diocesi?
Negli ultimi 10 giorni, abbiamo perso 2 sacerdoti e 4 religiosi. Sono morte anche circa 15 suore, alcune delle quali giovani. In queste 3 settimane, abbiamo perso 400 laici.
La Chiesa come è impegnata e cosa sta facendo per la popolazione?
Dato che gli ospedali sono pieni e i pazienti aspettano nelle ambulanze o sulle barelle, abbiamo pensato di dare priorità a iniziative che possono alleggerire il carico degli ospedali occupandoci dei pazienti con sintomi lievi nei nostri Centri di Cura Covid. In questi centri, vengono accolti anche quei pazienti che si stanno riprendendo dalla malattia e possono essere trasferiti in un’altra struttura, prima di tornare a casa, in modo da lasciare posti di letto liberi. Stiamo anche progettando di istituire “cabine di ossigeno”, per pazienti in attesa di ricovero. La Commissione Sanitaria dell’arcidiocesi sta assistendo coloro che ci contattano per trovare un letto d’ospedale o di terapia intensiva. C’è poi l’Associazione dei medici cattolici che offre un consulto online gratuito ai pazienti che chiamano da casa. Nel frattempo, a livello diocesano, abbiamo istituito il programma “Eccomi”, dove una squadra si dedica ad assistere le famiglie per le sepolture. Se la famiglia non ha possibilità economiche, allora offriamo servizi gratuiti, compresa la bara. Sacerdoti, seminaristi, fedeli laici possono essere contattati attraverso le linee di assistenza e il funerale e la sepoltura sono organizzati da questi volontari.
Abbiamo eseguito circa 350 sepolture in queste ultime due settimane.
E’ vero che avete dato disponibilità al governo di aprire scuole e case ai malati Covid?
Sì, abbiamo offerto volontariamente le nostre scuole, chiuse da un anno, per essere convertite in centri di cura Covid. Siamo riusciti a ottenere sia il permesso del governo che i fondi necessari per creare questi centri. E’ stata una scelta estremamente necessaria perché il sistema sanitario non è in grado di far fronte alle richieste di ricoveri e di ossigeno.
E’ possibile in un contesto come l’India organizzare un piano di vaccinazione? Quali sono le difficoltà?
La più grande difficoltà che ci troviamo ad affrontare con la vaccinazione è che i vaccini sono in esaurimento al momento.
Anche coloro che dovrebbero prendere la seconda dose non possono ottenerla. C’è anche esitazione nei riguardi della vaccinazione tra le persone più istruite. Stiamo pianificando programmi di sensibilizzazione e campagne di vaccinazione non appena i vaccini saranno disponibili.