India: padre Tharayil (vescovi Kerala), “crematori lavorano 24 ore su 24”. Nasce la “Samaritan Force” per dare sepoltura degna ai morti
“Si ha difficoltà a seppellire o cremare i morti con riti dignitosi. Nel Nord dell’India molti crematori lavorano 24 ore su 24, ma non riescono a cremare i corpi in un giorno. In alcuni posti, si possono addirittura vedere lunghe file di cadaveri allineati a terra in attesa di essere seppelliti o cremati”.
A raccontare al Sir la situazione drammatica di questa seconda ondata dell’epidemia che ha colpito l’India, è padre Thomas Tharayil, segretario generale del Consiglio episcopale regionale del Kerala. “Nelle zone più interne non si hanno ambulanze o veicoli sufficienti per trasportare i morti dagli ospedali o dalle case al luogo di sepoltura e si è quindi obbligati ad accumulare i corpi in un unico veicolo per il trasporto”. Alla rapida diffusione del virus è subentrata poi l’emergenza-ossigeno. “È straziante vedere pazienti soffocare per mancanza di ossigeno e parenti che corrono freneticamente da un posto all’altro in cerca di aiuto. C’è chi porta le bombole di ossigeno vuote alle stazioni di rifornimento e aspetta lì lunghe ore per riempirle. Le morti inaspettate hanno piegato nel dolore molte famiglie.
I bambini hanno perso i genitori, i genitori hanno perso i figli, i coniugi hanno perso la loro metà, molti hanno perso amici e parenti, anche molti sacerdoti e religiosi hanno ceduto alla pandemia”. Nei vari Stati, la Chiesa è impegnata in prima linea nell’aiuto alla popolazione. “All’inizio nessuno sapeva cosa fare”, racconta padre Tharayil. “Poi i dipartimenti dei servizi sociali delle diocesi e le Caritas diocesane hanno messo in atto programmi diversi. Uno dei più importanti è stata la formazione di squadre di volontariato denominate “Samaritan Force”. Si sono assunti la responsabilità di fornire una degna sepoltura ai corpi delle persone morte di Covid. I protocolli non permettono a nessuno di avvicinarsi al corpo di un paziente malato di virus e nessuno osava assumersi la responsabilità. Le chiese si sono fatte avanti con i “Gruppi Samaritani” per aiutare queste persone, indipendentemente dalla casta, dal colore o dal credo. Un’altra importante area di aiuto è stata la fornitura di maschere disinfettante a tutti coloro che ne avevano bisogno e l’approvvigionamento di cibo, provviste e medicinali a tutti coloro che ne hanno bisogno, in particolare a chi è in quarantena, gli anziani e le tante persone che hanno perso il lavoro”.