India, le proteste contro la riforma agraria e la repressione
L’arresto di Hidme Markam, attivista Adivasi, a marzo è il segno di quel che sta accadendo nel paese. La riforma agraria rischia di peggiorare le cose e gli Adivasi, 104 milioni in tutto il Subcontinente, hanno partecipato alle proteste che interessano ormai tutta l’India
L’arresto dell’attivista Hidme Markam di inizio marzo è un segno di quel che sta accadendo in India: proteste diffuse contro la riforma agraria, da una parte, pesante repressione del premier Narendra Modi, dall’altra. Markam, Adivasi, è impegnata in difesa dei diritti delle donne e dei popoli indigeni e contro i soprusi di Stato legati all’attività mineraria nel Chhattisgarh. Contro di lei è stata mossa l’accusa di appoggiare i ribelli armati maoisti nelle foreste dell’India centrale. Jo Woodman, ricercatrice di Survival International, dice a Osservatorio Diritti che “Hidme Markam lotta senza sosta per chiedere il rispetto dei diritti degli Adivasi incarcerati ingiustamente, per denunciare i terribili abusi che le donne Adivasi subiscono da parte della polizia e delle forze di sicurezza e per difendere le terre sacre dalle attività minerarie. Nell’India di oggi, questi ‘crimini’ sono sufficienti per farti arrestare, vederti rifiutare la cauzione ed essere etichettato come terrorista”.
In difesa dei popoli indigeni. La Jail Bandi Rihai Committee, coordinata da Markam, è un gruppo che lotta per ottenere la liberazione di migliaia di indigeni tenuti per anni in custodia cautelare con l’accusa di essere maoisti, anti-nazionalisti e di sedizione (padre Stan Swamy è ancora in prigione per aver difeso gli Adivasi). La battaglia di Markam riguarda soprattutto l’accaparramento di terre delle compagnie minerarie, che con la loro attività distruggono l’ambiente e sfrattano gli indigeni.
La riforma agraria rischia di peggiorare le cose e gli Adivasi, 104 milioni in tutto il Subcontinente, hanno partecipato alle proteste che interessano ormai tutta l’India. Tutto è iniziato lo scorso settembre, quando l’esecutivo ha varato tre norme che vanno nella direzione di una liberalizzazione dell’agricoltura, che occupa più del 50% dei lavoratori indiani ma che dà un apporto al Prodotto interno lordo del 15%. Le nuove leggi vanno a tutto favore delle grandi società dell’agribusiness, mentre lascia senza garanzie i piccoli contadini. Tanto che quasi tutte le associazioni di categoria stanno contestando la riforma. Per il Forum nazionale per i diritti degli Adivasi, “gli Adivasi saranno la comunità più colpita”.
L’analisi. Per Woodman, “la visione che si cela dietro la riforma è quella di un’agricoltura altamente industrializzata, che spazzerebbe via l’agricoltura sostenibile e su piccola scala. In tutta l’India, i contadini hanno compreso i danni profondi che questa riforma arrecherà alle loro vite, alle loro terre e ai loro mezzi di sussistenza. E questo vale in particolare per i contadini Adivasi”.
L’articolo integrale di Maria Tavernini, India, contadini Adivasi in rivolta contro la riforma agraria, può essere letto su Osservatorio Diritti.