Incontro Trump-Kim. Mons. Kim Hee-joong (presidente vescovi coreani): “Sia trampolino di lancio per ristabilire la pace”
Il presidente dei vescovi coreani sull'incontro di domenica 30 giugno a Panmunjeom tra il presidente Usa Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un. Dimostra che realizzare la riconciliazione e ristabilire la pace nella penisola coreana è possibile: "Il mio auspicio è che tale incontro tra i tre leader, possa essere un trampolino di lancio, per passare dalla divisione di 70 anni all’unità del nostro popolo. Noi tutti figli della Corea desideriamo adoperarci per ristabilire la pace tra le due Coree e anche nel mondo intero"
“Mi sono molto commosso, perché nonostante tutto ancora possiamo nutrire la speranza di realizzare una riconciliazione tra gli Stati Uniti e la Corea Nord, tra la Corea del Sud e la Corea del Nord, e quindi ristabilire la pace nella penisola coreana”. Sono queste le prime parole che dalla Corea del Sud, l’arcivescovo di Gwangju e presidente della Conferenza episcopale coreana, mons. Igino Kim Hee-joongpronuncia al Sir in merito all’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un a Panmunjeom. Prima la stretta di mano, poi lo storico passo nella cosiddetta Joint Security Zone (JSA) ed infine un colloquio di 50 minuti. “Il mio auspicio – aggiunge l’arcivescovo – è che tale incontro tra i leader, possa essere un trampolino di lancio, per passare dalla divisione di 70 anni all’unità del nostro popolo. Noi tutti figli della Corea desideriamo adoperarci per ristabilire la pace tra le due Coree e anche nel mondo intero”. Il 25 giugno scorso, in occasione del 69° anniversario della guerra di Corea, la Chiesa cattolica ha celebrato sul tema “Beati di operatori di pace”, la “Giornata di preghiera per la Riconciliazione e l’unità del popolo coreano”. La “Messa per la pace” si è svolta a Imjingak, un villaggio che si trova nella così chiamata Zona demilitarizzata DMZ al confine con la Corea del Nord. In un messaggio alla Nazione diffuso all’indomani del Summit di Panmunjeom, il presidente dei vescovi lancia un auspicio: “Possa l’anno 2020, che segna il 70° anniversario dello scoppio della Guerra di Corea, diventare l’inizio di un’era nuova di pace e unità”. E aggiunge: “Nonostante tutte le difficoltà che ha incontrato il viaggio della pace nella penisola coreana, il giorno della riconciliazione e dell’unità arriverà presto”.
Mons. Kim Hee-joong, quello che si sta cercando di portare avanti in Corea è un dialogo difficile tra momenti di crisi e riprese. Vuole lanciare un appello ai due leader? Quanto è stato importante il ruolo del presidente sudcoreano?
Penso che tutti i leader nel mondo devono assicurarsi degli interessi per i Paesi che rappresentano; questo fa parte della loro missione. Tuttavia, ritengo che tali interessi (economici/commerciali), non debbano essere il risultato di speculazioni finanziarie e sacrifici ingiusti a scapito di altre Nazioni. La pace, contrariamente a quanto spesso il mondo d’oggi ci mostra, dovrebbe essere costruita sulla giustizia e sulla fraternità tra i popoli; pertanto, il ruolo del mediatore è molto importante ed efficace nel dialogo al fine di realizzare la pace ed equilibrare anche i vantaggi desiderati dagli interessati. Mi pare che il ruolo del Presidente della Corea del Sud, il Sig. Jae-in Moon Timoteo, sia di estrema importanza per la pace della Penisola coreana, in considerazione pure delle storiche relazioni con la Cina continentale e la Russia.
Papa Francesco segue la situazione della penisola coreana. Domenica, dopo la preghiera dell’Angelus, ha parlato del summit di Panmunjon definendolo “un buon esempio di cultura dell’incontro” ed ha espresso la speranza che questo gesto possa costituire “un passo ulteriore nel cammino della pace, non solo su quella penisola ma a favore del mondo intero”. Quale linea vi sta dando? Cosa sta più a cuore alla Chiesa cattolica?
Vorrei ringraziare il Santo Padre Francesco per la sua continua preghiera e il suo appello per la pace nella Penisola coreana. Il Santo Padre non si stanca di invocare il dono della pace per il mondo intero. Sono numerosi i cattolici coreani che invocano una visita di Papa Francesco a Pyongyang nella Corea del Nord, per rafforzare l’incontro di ieri tra i Presidenti Trump, Kim e Moon, ed iniziare un nuovo cammino nel dialogo costruttivo tra questi tre Paesi. Quasi tutti i cittadini coreani cattolici e anche quelli appartenenti ad altre denominazioni nutrono forte fiducia nella missione del Santo Padre Francesco e nel suo intervento per detta causa.
Lei è stato in Corea del Nord. Quale situazione ha trovato? Quali speranze nutre per questa popolazione?
Ho visitato ben quattro volte la Corea del Nord e posso affermare che ogni volta ho notato miglioramenti e sviluppi nel Paese. Penso che il Presidente Kim, facendo tesoro della sua formazione accademica in Svizzera, ha il desiderio di sviluppare economicamente il suo paese sul modello dei Paesi occidentali. Sono fiducioso che potremo realizzare il nostro sogno, se quanti stanno cooperando in questa importante missione, mettano al primo posto non gli interessi nazionali ma in primis il bene degli abitanti di quel Paese.