Egitto, le organizzazioni denunciano l’impunità di Stato e trattamenti crudeli su larga scala
A partire dal caso Regeni, Amnesty International Italia insieme a Committee for Justice, EgyptWide for Human Rights e Arci Nazionale si sono riuniti oggi per discutere della mancanza di responsabilità della polizia e degli apparati di sicurezza in Egitto. “Rapimenti, torture, negligenza medica ed esecuzioni extragiudiziali sono diventati sempre più comuni
Amnesty International Italia insieme a Committee for Justice (CfJ), EgyptWide for Human Rights e Arci Nazionale si sono riuniti oggi per discutere i temi dell'impunità e della mancanza di responsabilità della polizia e degli apparati di sicurezza in Egitto.
“Uno schema di morti sospette in custodia e probabili esecuzioni extragiudiziali si è sviluppato nel corso dell'ultimo decennio ad opera delle forze del Ministero dell'Interno egiziano – afferma una nota delle organizzazioni -. Le vittime sono per la maggior parte persone che al momento della loro morte in custodia o nel corso di operazioni militari e di polizia non rappresentavano un pericolo per nessuno”.
Durante la conferenza sono intervenuti Ahmed Mefreh (Committee for Justice), Alice Franchini (EgyptWide for Human Rights), l’on. Erasmo Palazzotto (Deputato della Repubblica), e Tina Marinari (Amnesty International Italia).
Un caso importante che esemplifica la gravità dell'impunità e il fallimento delle autorità egiziane nell’assicurare alla giustizia gli autori delle violazioni dei diritti umani è l'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni nel gennaio 2016. “Quattro membri delle forze di sicurezza egiziane dovevano essere processati in assenza a Roma per il suo rapimento, tortura e uccisione, ma il processo non è potuto iniziare come previsto a causa di un vizio di procedura – ricordano -. Le autorità egiziane hanno infatti riferito di non essere state in grado di notificare ai quattro imputati le accuse contro di loro con la giustificazione di non essere a conoscenza dei loro indirizzi di residenza. Nonostante gli sforzi delle procure italiane impegnate sul caso e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, l'Egitto ha sistematicamente evitato di cooperare su questo caso”.
L’impunità di Stato in Egitto
Secondo le organizzazioni, “l'impunità costituisce un fenomeno endemico ed estremamente grave in Egitto, e contribuisce alla diffusione su larga scala di trattamenti crudeli, inumani e degradanti contro le persone private della libertà personale, dal momento che i responsabili delle violenze sono consapevoli del fatto che non subiranno conseguenze per i loro comportamenti. Rapimenti, torture, negligenza medica ed esecuzioni extragiudiziali sono diventati sempre più comuni in Egitto sotto lo stato di emergenza (2017-2021), e si verificano quotidianamente anche ora”.
“Come associazioni per i diritti umani egiziane e italiane, ci stringiamo in solidarietà alle vittime di questi abusi e chiediamo giustizia e risarcimenti per ognuno/a di loro”, precisano le organizzazioni, che hanno deciso di riunirsi a Roma oggi “per denunciare l'impunità in Egitto e mostrare l'unità della società civile fra Italia ed Egitto nel chiedere verità, recondibilità e giustizia per Giulio Regeni e le altre vittime di violazioni dei diritti umani in carcere”.
“Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale e inderogabile, indipendentemente dalle circostanze, anche in tempi di conflitto armato o in stato di emergenza – concludono -. Le esecuzioni sommarie, extragiudiziali o arbitrarie sono chiaramente proibite dal diritto internazionale, compreso il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Carta africana sui diritti umani e dei popoli, che l'Egitto ha ratificato”.