Colombia, fine della produzione di tabacco: famiglie dei contadini costrette a reinventarsi un lavoro

Nel tempo la produzione, presa in mano da due multinazionali, si è assottigliata. Fino a sparire del tutto. L’emorragia di posti di lavoro è iniziata più di 10 anni fa; gli accordi di libero scambio in vigore oggi in questa area del mondo hanno reso più profittevole importare il prodotto finito da Messico e Brasile

Colombia, fine della produzione di tabacco: famiglie dei contadini costrette a reinventarsi un lavoro

La Colombia è il quarto consumatore di sigarette dell’America Latina e fino a sedici anni fa questo settore dava lavoro a oltre 22 mila famiglie. Nel tempo la produzione, presa in mano da due multinazionali, si è assottigliata. Fino a sparire del tutto. Una situazione che ha colpito soprattutto le famiglie di contadini, che ora dovranno reinventarsi un lavoro che non c’è più.

Addio Bat. L’ultima grossa chiusura risale alla fine dello scorso novembre, quando la British American Tobacco (Bat) chiuse lo stabilimento dove processava le foglie di tabacco a San Gil. Una decisione che è arrivata dopo un’emorragia di posti di lavoro iniziata circa un decennio prima. “Nel 2011 la British American Tobacco comprò per 452 milioni di dollari la compagnia nazionale Protabaco, che produceva sigarette per il mercato nazionale da 45 anni. All'inizio la compagnia ci diceva che la produzione di tabacco e di sigarette sarebbe continuata come prima. Solo un anno dopo, invece, arrivò la prima selezione del personale, con il licenziamento di 75 persone”, dice a Osservatorio Diritti José Torres, uno degli ultimi operai ad aver perso il lavoro lo scorso novembre. Stando alla ricostruzione del Sintrabat, il sindacato dei lavoratori del settore, nove anni fa la Bat cominciò a importare sigarette internazionali, che alla fine sostituirono quelle locali. “La British American Tobacco ha sostituito nel mercato le sigarette nazionali Mustang col suo marchio internazionale Rothmans”, dice ancora José Torres. Il primo stabilimento chiuse nel 2014, a Boza, un’operazione che, pur se condotta riconoscendo tutti gli indennizzi del caso, anche superando i minimi di legge, lasciò 450 persone senza posto. E la riduzione del lavoro è poi proseguita fino alle ultime chiusure.

Il caso Philip Morris. La traiettoria della Bat ha seguito da vicino quella di un’altra multinazionale, la Philip Morris, che nel 2005 comprò la Coltabaco, altra compagnia storica in Colombia, che alla fine chiuse gli impianti nel 2019. La colpa fu data alla crescita del contrabbando e all’aumento della tassazione.

Il contesto. Gli accordi di libero scambio in vigore oggi in questa area del mondo, a partire dal Mercosur e dal Merconorte, hanno reso più profittevole importare il prodotto finito da Messico e Brasile. Stando ai dati della federazione dei produttori di tabacco e sigarette del Paese, inoltre, il contrabbando pare sia arrivato a coprire addirittura il 25% del mercato totale nel 2018. Anche le tasse, nel frattempo, sono cresciute: l’imposta è stata portata al 10% nel 2016 e al 25% nel 2018, con lo scopo di disincentivare il fumo.

L’articolo integrale di Samuel Bregolin (da Bogotà, Colombia), “La Colombia dice addio al tabacco, i contadini al posto di lavoro”, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)