Amazon: 10 mila somministrati in attesa di diritti

Sono i lavoratori meno visibili della multinazionale: arruolati dalle agenzia di somministrazione, con contratti brevi. Devono sottostare “a un'organizzazione del lavoro inaccettabile”, denuncia UilTemp

Amazon: 10 mila somministrati in attesa di diritti

Primo sciopero in Italia dei lavoratori Amazon: circa 40 mila persone, di cui oltre 10mila in somministrazione. Questi ultimi i meno visibili, perché più ricattabili. Lavoratori arruolati dalle agenzie di somministrazione e, dopo una breve formazione, impiegati soprattutto nei magazzini della multinazionale. Uomini e donne che devono sottostare “a un’organizzazione del lavoro inaccettabile: contratti brevi, estenuante turn over, continue modifiche di orari, frammentazione dei contratti e assenza di chiari obiettivi per il loro futuro”, denuncia Lucia Grossi, segretario generale di UilTemp. Oggi di fronte ai cancelli delle sedi Amazon, in cui sono stati organizzati i presidi c'erano soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato. Pochi e per motivi facilmente immaginabili i somministrati. “Il florido momento che vive Amazon, non coinvolge purtroppo gli oltre 10 mila lavoratori e lavoratrici in somministrazione -sottolinea Lucia Grossi-. A questo si aggiunge inoltre la tragedia vissuta da centinaia e migliaia di persone selezionate e formate a cui dopo un mese di lavoro è arrivato il benservito, magari al termine di un turno di notte attraverso un sms con tanto di comunicazione formale per la restituzione del badge”.

In occasione dello sciopero i sindacati invitano i clienti di Amazon a non fare acquisti per 24 ore. Un invito per sensibilizzarli sulle condizioni di lavoro di chi garantisce ogni giorno la consegna dei pacchi, ordinati comodamente da casa sulla piattaforma della multinazionale. Cinque i principali problemi che riguardano i lavoratori somministrati. Innanzitutto l'eccessivo turn over: “Mediamente in Amazon i contratti durano nove mesi”, aggiunge Paola Rinaldi, della segreteria lombarda di Uiltemp, che ha partecipato oggi al presidio di fronte alla sede Amazon di via Toffetti a Milano. Contratti di breve durata che inducono l'azienda a una continua ricerca di personale, anche residente in altre regioni: pur di avere un lavoro c'è chi è disponibile a trasferirsi in altre regioni, “ma come possiamo immaginare questi lavoratori si trovano a vivere un disagio sociale perché devono cercarsi un alloggio in una condizione di lavoro così precaria”.

Terzo problema, “la durata minima dei rapporti di lavoro e i loro continui rinnovi”: una situazione che induce i lavoratori a “sforzi aggiuntivi quotidiani su carichi di lavoro già molto intensi” nella speranza di vedersi rinnovato il contratto. Senza contare, e siamo al quarto punto, che “non sono chiari i criteri di scelta sulle possibilità di rinnovo dei contratti di lavoro e sulle stabilizzazioni dirette”. Infine, “la parità di trattamento economica non sempre viene rispettata in particolare sulle maggiorazioni per il lavoro notturno”, denuncia UilTemp.

“Amazon deve assumersi le proprie responsabilità -conclude Lucia Grossi-, anche con i lavoratori in somministrazione. La storia di un impiego veloce, senza voce non è accettabile in un Paese come il nostro che ha fatto del lavoro una battaglia per la dignità”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)