Fatti

Le forti tempeste di vento e pioggia, che hanno colpito il Centro e il Nord dell’Argentina tra il 16 e il 17 dicembre, hanno causato almeno 15 morti e ingenti danni materiali nelle zone più colpite. Caritas Argentina, in una nota, comunica che “le Caritas diocesane e parrocchiali stanno fornendo assistenza immediata alle famiglie colpite fin dall’inizio. 

Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha annunciato lunedì la chiusura della sua missione permanente a Managua. Contestualmente, l’organizzazione ha affermato che la decisione è stata imposta da una “richiesta” del regime di Daniel Ortega, senza renderne note le motivazioni. “Su richiesta delle autorità nicaraguensi, il Cicr ha chiuso il suo ufficio a Managua, ponendo così fine alla sua missione umanitaria nel Paese”, recita la nota.

“È ora di porre fine a questo conflitto insensato”: sono le parole con cui il Patriarcato latino di Gerusalemme accompagna alcune foto che mostrano l’attacco israeliano alla parrocchia cattolica di Gaza lo scorso 16 dicembre che ha provocato due morti, una madre, Nahida Khalil Anton e sua figlia Samare, e diversi feriti oltre a numerosi danni.

Medici, dirigenti sanitari e infermieri in piazza lo scorso 5 dicembre, e si replica oggi. “Il taglio delle pensioni è la miccia che ha acceso la protesta”, spiega al Sir il vicepresidente Fnomceo, ma è evidente il disagio che serpeggia in tutta la categoria: “Con una sanità ridotta ai minimi termini diventa sempre più difficile garantire cure e assistenza ai cittadini”

La vita a Kyiv prosegue in maniera “normale”. La gente cammina per le strade. Prende la metropolitana. Va al lavoro. Ma è una normalità solo apparente. Il coprifuoco spezza le serate, anche di sabato sera. Parte a mezzanotte per finire alle 5 di mattina. Gli allarmi non smettono purtroppo di suonare. In piazza Maidan, laddove una folla di giovani ha combattuto per la libertà e i valori dell’Europa, ora si distende un prato verde dove dall’inizio della guerra su vasta scala, è stata piantata una bandierina per ogni soldato morto in battaglia

A due anni dall’inizio dell’aggressione russa, l'Ucraina oggi fa i conti con la morte. Con chi ha deciso di sacrificare la propria vita per il paese e non è più tornato a casa. Sono tantissimi. Il numero esatto dei sodati ucraini uccisi sul fronte non si conosce. È un tabù. Ma non c’è famiglia che non abbia subito un lutto nella cerchia anche strettissima dei parenti. E se i villaggi si spopolano di uomini, nei cimiteri aumentano purtroppo il numero delle tombe. Ce lo racconta Anna, una ragazza che vive a Kyiv ed ha 26 anni

Continua il percorso di formazione giuridica promosso dalla Fondazione Migrantes e rivolto ai direttori diocesani e regionali e ai loro collaboratori impegnati nella pastorale migratoria nelle diocesi italiane. Nel pomeriggio dell’11 dicembre il confronto è stato sull’impatto della legge 50, il cosiddetto “Decreto Cutro”, nel sistema d’accoglienza in Italia. Per la Migrantes è importante la formazione per rispondere ai cambiamenti legislativi