Quanto serve per vivere? Non solo la nostra esperienza ma anche l’Istat registra il lento scivolamento di molti verso la difficoltà

Questa prima parte del decennio ha peggiorato la condizione di molte famiglie straniere e di molti poveri “nascosti”

Quanto serve per vivere? Non solo la nostra esperienza ma anche l’Istat registra il lento scivolamento di molti verso la difficoltà

Una famiglia media ha bisogno (sempre in media) di 2.118 euro al mese per campare, se vive nel Mezzogiorno. Ma se ha la residenza in Lombardia – con l’ovvia disomogeneità tra Milano centro e le campagne mantovane – la cifra sale a 2.900 euro mensili. Lo dice l’Istat, non ne dubitiamo comunque memori del pollo di Trilussa: le medie sono solo una questione statistica, seppur significativa.

Sicuramente pesa la differenza del costo di alcuni beni, a cominciare dalla casa: i valori immobiliari sono assai differenti tra Nord e Sud, i canoni di affitto pure. Il resto è dato da un differente stile di vita, comunque più “elevato” al Nord. Dove, per contro, la povertà appunto diventa più aspra e più facile da “raggiungere”: basta uno stipendio in meno, per scivolare dalla classe media alla difficoltà economica.

Ecco, la povertà. L’Italia non è il Bangladesh, anche la più sgarrupata città meridionale non è Calcutta. Però non solo la nostra esperienza ma pure l’Istat registra il lento scivolamento di molte persone verso situazioni di difficoltà economica. Questa prima parte del decennio – con il suo carico di pandemia e inflazione – ha peggiorato la condizione di molte famiglie straniere (campano con quasi mille euro in meno al mese, rispetto a quelle italiane) e di molti poveri “nascosti”: gli anziani a basso reddito, che certo non possono arrotondare con qualche lavoretto.

È stata una lotta a difendersi dal caro-cibo (i beni alimentari sono cresciuti di prezzo del 15,4% in meno di due anni), dal lievitare della rata del mutuo e dall’impennata del costo di luce e gas. Più subdoli quegli altri costi che si è stati costretti ad affrontare per necessità: se una lista d’attesa ospedaliera obbliga a prenotare la visita molti mesi dopo la necessità, è chiaro che la salute costringe a rivolgersi al più celere, ma più caro medico in libera professione…

L’inflazione poi ha più colpito laddove la concorrenza (vedi: la presenza di più punti vendita che si fanno concorrenza, contenendo i prezzi) è stata minore – cioè in Liguria e in Trentino Alto Adige – rispetto a territori che pullulano di supermercati, come il Veneto. Il Nordest, memore dell’atavica e solida fame, è stato il territorio che ha saputo tirare di più la cinghia: il più alto tasso di risparmio, la più bassa crescita dei consumi.

Anche il fieno in cascina – leggi: i soldi messi in banca – è stato ben rosicchiato in questi due anni. Dall’inflazione e dalle banche stesse: 100 euro del 2021 sono i poco più di 90 euro di oggi. E i nostri soldi vengono impiegati dagli istituti finanziari per prestiti gravati dall’8-9% di interessi, mentre i nostri conti correnti rimangono a zero. Non a caso in queste righe piangiamo un po’ di miseria, mentre i bilanci delle principali banche italiane hanno raccontato di utili record…

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Fonte: Sir