Visita pastorale del vescovo Claudio. Torre: vicariato vivo, ma chiede riflessioni
Visita pastorale Mentre la Chiesa di Padova sta compiendo il cammino sinodale, il vescovo Claudio si rimette in cammino e incontra le parrocchie del vicariato cittadino di Torre. Don Voltan: «Ascolto e confronto sono gli atteggiamenti che legano le due esperienze»
Riparte da un vicariato, l’ultimo nato in città, quello di Torre, il programma delle visite pastorali del vescovo Claudio. Dal 4 al 19 marzo, infatti, incontra le sette parrocchie: Cristo Risorto e Madonna della Salute di Mortise, Santa Caterina in zona Padovanelle, San Marco di Ponte di Brenta, San Lazzaro, San Pio X e San Michele Arcangelo a Torre. Negli ultimi anni, per dare spazio al Sinodo diocesano, impegnativo per parrocchie e realtà ecclesiali, è stata privilegiata una misura ridotta di visite pastorali, per lo più “gruppi di parrocchie”. «Quest’anno si riparte, dopo il lavoro dei gruppi di discernimento sinodale, con un calendario più libero per poter preparare e accogliere l’incontro con il vescovo – spiega don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale e membro della Presidenza del Sinodo – La visita è un atto “apostolico” che conferma la vita delle nostre comunità cristiane, chiamate a vivere la grazia e la bellezza della fede. È un atto di vicinanza alle nostre parrocchie, un segno di prossimità e ascolto. E, infine, è un servizio all’unità della Chiesa di Padova così diversificata nei territori, luoghi e contesti vitali». Tanta l’attesa da parte delle comunità parrocchiali che sperano in un incoraggiamento da parte del vescovo per ripartire dopo l’esperienza del Covid che ha segnato il cammino di ogni parrocchia. I due verbi che risuonano maggiormente sono infatti “ri-coinvolgere” e “dare una nuova spinta”, un nuovo impulso alla vita comunitaria. «C’è bisogno di ripartire, di ricentrare i motivi della nostra fede – sottolinea, infatti, don Giuseppe Tommasin, vicario foraneo di Torre – sentiamo la necessità di risvegliare le comunità, ridare un senso di appartenenza, di partecipazione. C’è ancora una parte della popolazione che ha perso il gusto dell’essere presente. Ci auguriamo quindi che le parole del nostro vescovo siano linfa nuova, stimolo». Ritrovare motivazione, ma avere anche delle risposte o quanto meno avviare una riflessione anche su temi più concreti: in vicariato da dieci anni non c’è la presenza di un vicario parrocchiale; ci sono sei parroci di cui tre sopra i 70 anni; alcune parrocchie stanno soffrendo il fenomeno della diminuzione di nascite, che segna la vita della catechesi e delle tre scuole dell’infanzia (Torre, San Pio X e Madonna della Salute); un po’ dovunque si percepisce la mancanza delle famiglie nella vita parrocchiale e la presenza di difficoltà economiche e sociali. «Sono problemi che anche molte altre realtà hanno – continua il vicario foraneo – e inevitabilmente suscitano una domanda: quale sarà il futuro delle nostre parrocchie? Come curare poi la crescita dei laici affinché possano accompagnare le comunità quando non ci sarà la presenza stabile di un prete? Quale accoglienza dare alle famiglie nuove e immigrate? Ripartire significa anche ridare solidità a relazioni che uniscono, avvicinano alla comunità». Torre è un vicariato in continua trasformazione e negli ultimi vent’anni ha vissuto varie emergenze, alcune ancora attuali, legate alla viabilità, agli spazi commerciali di Padova est, alla zona di via Anelli. «Nel futuro prossimo – aggiunge don Tommasin – è previsto in zona il nuovo ospedale, che certamente rivoluzionerà ancora la vita nel vicariato. Trasformazioni della città che incidono anche sulla vita delle parrocchie. Le nostre hanno energie, sono vive, ma si sente la necessità di una maggiore cura per certe fasce d’età, soprattutto i giovani». A livello vicariale c’è un coordinamento che unisce le varie parrocchie ed è luogo di confronto e decisione pastorale; la congrega mensile è soprattutto spazio di dialogo e riflessione per i preti. C’è un buon lavoro vicariale tra i catechisti e i gruppi Caritas. Anche tra i giovani si sta cercando di riprendere una collaborazione vicariale. Ci sono due significativi gruppi scout a Torre e Madonna della Salute. «Buona è anche l’integrazione con la comunità rumena – continua don Tommasin – che si ritrova per le celebrazioni nella chiesa di San Lazzaro. È una comunità ben integrata, con una buona presenza e penso sia importante che abbia uno spazio dove ritrovarsi. La visita del vescovo Claudio ci aiuta a far memoria del nostro essere parte di un corpo che è la Diocesi e ci aiuta a sentire che siamo chiamati a camminare sinodalmente». Il vicariato di Torre avvia una ripartenza delle visite pastorali, ma è anche la prima in contesto di cammino sinodale: «L’ascolto del vescovo e la possibilità di confrontarsi in franchezza insieme a lui sono gli atteggiamenti che collegano la visita al Sinodo diocesano – conclude don Leopoldo Voltan – Le due esperienza sono accomunate anche dal desiderio di intuire cosa il Signore ci sta chiedendo adesso come cristiani e dal desiderio che lo stile della missionarietà segni il futuro della nostra chiesa diocesana. Tanti aspetti toccati dai temi sinodali emergono pienamente anche nella visita pastorale: le fatiche e le incertezze di questo tempo, ma anche la creatività e la generatività ancora solida delle nostre parrocchie».
Le prossime visite pastorali saranno in aprile e maggio
Durante la visita nel vicariato di Torre il vescovo Claudio incontra i preti, i consigli pastorali e di gestione economica, i referenti della carità, catechesi e liturgia, i giovani e anche la comunità rumena. Le prossime visite pastorali saranno in aprile (Alano, Campo di Alano, Fener, Quero, Vas, Segusino, Schievenin e Caorera) e a maggio (Pernumia, San Pietro Viminario e Vanzo).
Parrocchie
«La visita è una bella opportunità per il vescovo di incontrare la Diocesi e di stare con le persone e per le parrocchie di sentirsi viste, conosciute e apprezzate – evidenzia don Voltan – Finora ha già visitato “gruppi di parrocchie” che hanno la configurazione stessa del vicariato: è successo per Asiago e per l’Arcella. I “gruppi di parrocchie” non sono ancora stabiliti e confermati: il Sinodo potrà offrire delle buone indicazioni per istituirli e per comprenderne la fisionomia e quali collaborazioni vanno espresse al loro interno». Con le visite di quest’anno il vescovo ha incontrato oltre 250 parrocchie, più della metà.