Ufficio scuola: Pasqua diversa. Forse più vera
L’augurio. Siamo tutti più poveri, ma è proprio ora che l’annuncio risuona forte: “È risorto!”
Mai la Quaresima è stata tale come quest’anno. Deserto dentro e intorno a noi: di fronte alle immagini di malati straziati, di ospedali allo stremo, di bare accatastate e trasportate lontano da mezzi militari, di spazi vuoti e inanimati, di persone care che questo nemico subdolo ci ha strappato momentaneamente e, talvolta, per sempre.
Digiuno, in particolare dalle relazioni fisiche, anche quelle più prossime. Preghiera per le persone vicine (i nostri familiari e amici, gli alunni e i colleghi) e per le persone lontane (gli ammalati, le famiglie in difficoltà, gli operatori sanitari, i governanti e gli amministratori, i più poveri), riscoprendo la casa come “chiesa domestica”, l’incontro con la Parola, la riscoperta del sacerdozio battesimale, coltivando il desiderio profondo di ritrovarci presto insieme a celebrare l’Eucaristia.
Innumerevoli occasioni di Carità, rivalutando semplici gesti (una telefonata, una spesa per un vicino anziano, l’impegno nel volontariato...) o l’efficacia di parole familiari, spesso trascurate, come “grazie” o “ti voglio bene”.
Alla fine di questa Quaresima siamo tutti più “poveri”, poveri di certezze, di comunità, dei segni sacramentali che corroborano la nostra esistenza: «Nella vita ci sono momenti nei quali abbiamo la sensazione gioiosa di essere scelti e benedetti, di essere stati toccati, chiamati, attirati e sedotti; ore in cui la vita ci appare un dono da accogliere, nel segno della leggerezza e freschezza; ore in cui il cammino è gioioso e fiducioso; ma ce ne sono altre in cui siamo spezzati dagli eventi e dagli incontri e restiamo sconcertati, impoveriti, messi in croce, mortificati, quasi morti» (Raymond Buyse, Un Dio diverso, 2019, edizioni Qiqaion, euro 10).
Ma è proprio in questo contesto che risuona l’annuncio dirompente della Pasqua: è Risorto, non è qui! E quanto più ci saremo sentiti impoveriti, crocifissi con Lui, tanto più questo annuncio acquisterà significato e ci restituirà alla vita, arricchendoci di quella ricchezza che né tignola né ruggine possono intaccare.
Ancora una volta l’esperienza dell’Esodo, ancora una volta riattualizzati nell’hic et nunc gli eventi di quella settimana di passione, morte e risurrezione apportatrice di redenzione per noi, per tutta l’Umanità. Il Risorto ci viene incontro, ci chiama per nome e si fa nostro compagno di viaggio soprattutto dove la strada si fa più impervia, ci fa toccare con mano le sue piaghe (e quelle di tutta l’umanità) e ci invita a credere, a sperare e amare: «Mi ami tu?».
Che questo annuncio di vita e di ripartenza giunga anche dentro le nostre scuole ancora vuote, oltre che nei nostri cuori e nelle nostre famiglie!
don Lorenzo Celi
direttore dell’ufficio diocesano per l’educazione e la scuola