Tribunale ecclesiastico Triveneto. Nullità, richieste in diminuzione
Tribunale ecclesiastico Triveneto. Domande di nullità matrimoniale calate tra 2021 e 2022. Soprattutto per i pochi matrimoni, ma non solo
Una lieve diminuzione dei libelli, ossia delle domande di nullità di matrimonio introdotte nell’arco del 2022 nel Triveneto, passate dalle 161 del 2021 alle 141 attuali. È il primo dato emerso dalla relazione di mons. Adolfo Zambon, vicario giudiziale, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale del Triveneto, svoltosi al Centro Urbani di Zelarino il 9 febbraio. «Le motivazioni? Ho cercato di dare una prima interpretazione – riflette mons. Zambon – Va tenuto conto della diminuzione dei matrimoni e della partecipazione alla vita ecclesiale. Oltre al calo dell’attenzione verso la possibilità di chiedere la nullità, ritenuta sempre più una scelta individuale». Sono 606 le cause esaminate l’anno scorso in prima istanza, comprendenti anche quelle pendenti a inizio 2022 (465) e le 141 introdotte, già citate. «Il Tribunale ha lavorato molto, riuscendo a portare a termine 241 cause, di cui 219 con sentenza affermativa, 18 con sentenza negativa e solo 4 archiviate». Di pendenti in prima istanza, nel 2022 ne sono rimaste 365, di cui 38 presentate nel 2019, 67 nel 2020 e 114 nel 2021. In seconda istanza le cause pendenti a inizio anno erano invece 5, 3 quelle introdotte nel 2022, per un totale di 8 cause esaminate. Il Tribunale ne ha terminate 2 (una con sentenza affermativa e una con sentenza negativa) e ne sono rimaste pendenti 6. «Delle 241 cause portate a termine, 8 sono state trattate con processo breve e concluse con decisione affermativa. È da ricordare come tale modalità dettata dalle nuove procedure volute da papa Francesco richieda il consenso di entrambe le parti e che la nullità del matrimonio sia manifesta. Il che significa che non c’è bisogno di un approfondimento e di una ricerca ulteriore di elementi di prova». Dal lavoro condotto dal Tribunale emergono tre aspetti, come sottolineato da mons. Zambon: «L’attenzione alle persone in difficoltà economica (il 19,9 per cento è stato aiutato col totale o parziale patrocinio gratuito), le molte cause legate alle dinamiche psicologiche nella scelta del matrimonio e della vita coniugale, per cui si è reso necessario l’apporto di un perito (56,8 per cento) e un aumento della parte convenuta, ossia non di chi chiede la nullità ma dell’altro coniuge: un incremento, in generale negli ultimi anni, di queste parti convenute assenti o irreperibili (oltre il 31 per cento), che non partecipano cioè al giudizio e non portano il loro contributo per cercare di comprendere il percorso della vicenda coniugale».
La durata della causa dipende invece da diversi fattori, come la partecipazione o meno della parte convenuta, l’eventuale necessità di una perizia d’ufficio, la richiesta di un perito privato fatta da una delle parti in causa, problemi di salute o sopraggiunti impegni ministeriali per il giudice. «In riferimento ai capi di nullità introdotti, questi i principali motivi, riconducibili al canone 1095, che riguarda l’incapacità di assumere le obbligazioni essenziali del matrimonio e il grave difetto di discrezione di giudizio circa i diritti e i doveri del sacramento (complessivamente quasi il 78 per cento)». Identiche le motivazioni più frequenti nell’ambito delle cause terminate (75,4 per cento nel primo caso, 65,9 nel secondo). «I sacramenti sono uno dei tesori della Chiesa: rappresentano una categoria e una realtà fondamentale dell’Antico e del Nuovo Testamento. E il sacramento del matrimonio è uno di questi – le parole del patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, che sottolinea come la Chiesa debba cercare di tradurre – nella fedeltà del Vangelo anche il momento del contenzioso». Nel corso dell’inaugurazione, mons. Adolfo Zambon ha ricordato il discorso di papa Francesco rivolto agli uditori della Rota Romana, in cui li invitava a riscoprire il significato del matrimonio cristiano.
Marta Gasparon