Senza Dio l’uomo non ha pace. La pace vera è generata dalla carne del Verbo adagiata sulla mangiatoia di Bethlehem
Il tempo in cui la Chiesa celebra il grande mistero della nascita del Salvatore è oscurato oggi da una guerra fratricida. La storia, certo. Le incomprensioni, certo.
L’assenza del perdono e l’odio inveterato, certo. Ma, come dice l’orazione sulle offerte della messa In tempore belli, la pace – quella vera – non sgorgherà da accordi o mediazioni diplomatiche, perché è generata dalla carne del Verbo adagiata sulla mangiatoia di Bethlehem: «Ricordati, o Padre, che il tuo Figlio, nostra vera pace, ha vinto nel suo sangue ogni inimicizia: guarda con misericordia le nostre sofferenze, e fa’ che questa offerta ridoni pace e tranquillità agli uomini che tu ami». Entrando nella tenebra del mondo, Dio ha voluto, con queste mistiche nozze, che la pace non fosse sbandierata ma plasmata nel più profondo del nostro essere. Ha assunto la carne degli uomini per mescolare al sangue dell’inimicizia quello dell’Agnello che porta i peccati della nostra fragilità e ce ne solleva. Per questo il rifiuto di Dio non è semplicemente una visione del mondo laica, di carattere filosofico-antropologico. Non è un banale a-teismo, che postula l’esistenza di un cosmo privo di ogni atto di creazione. Il rifiuto di Dio è la dissoluzione dell’essere, lo smembramento della realtà. È caos, inimicizia, brutalità, odio, vendetta, guerra. È necessario che il Bambino di Bethlehem sia adorato, non osservato; sia celebrato, non pubblicizzato; sia ricevuto, non ideologizzato. È necessario credere, contemplare la carne del Verbo, perché da quella carne sgorga l’Amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, che ci riconcilia, ci sana, ci fa uno, ci rende figli nel Figlio. Senza Dio l’uomo non ha pace.
don Gianandrea Di Donna