Roraima. In Amazzonia come in Veneto: la sfida dell'integrazione dei profughi (venezuelani) per i missionari di Padova
Emergenza. Nel Roraima i disperati in fuga sono ormai il dieci per cento della popolazione. 250 famiglie risiedono anche a Caracaraì e i missionari padovani li sostengono
È il tema del momento, anche in Roraima: i profughi che scappano dalla miseria e dalla morte. Da noi la frontiera è il Mediterraneo, in Amazzonia chi fugge arriva dal Venezuela.
«I venezuelani in Roraima – racconta don Luigi Turato – sono il 10 per cento su 500 mila abitanti dello stato brasiliano. Nella nostra parrocchia sono 250 famiglie, per oltre un migliaio di persone». Caracarai è infatti a metà strada tra Boa Vista, capitale di Roraima, e la grande città di Manaus. È un punto di passaggio per molti, ma alcuni si fermano: «Le famiglie stanno in città, ma i padri spesso vanno a lavorare nelle fazendas, a volte sfruttati e malpagati».
E anche qui, come in Italia, gli stessi discorsi: «C’è chi si scandalizza dell’aiuto ai venezuelani, del fatto che svolgano lavori umili o vengano a scuola da noi, quando gli stessi giovani brasiliani devono lasciare Caracaraì per studiare e lavorare. In questa Pasqua che viene cerchiamo di leggere queste nostre “passioni” di fronte alla Passione di Cristo e alla sua resurrezione».
Cristo bussa alla porta in molti modi: «Ci siamo trovati di fronte a due donne venezuelane con cinque bambini. Erano stati derubati lungo il cammino. Abbiamo dato loro ospitalità per due giorni e poi, grazie a Caritas diocesana, abbiamo pagato loro il biglietto per Manaus dove le famiglie erano attese».