Rassegna virtuale dei presepi: Natività che parlano di speranza
Sul sito la gallery con tutte le foto dei presepi inviati alla mail presepi@diocesipadova.it. Oltre ai presepi citati in pagina, presenti i presepi di Pietro Baron, Cristina Bertocco, famiglie De Sandre, Tonello, Coaro, De Spirito, Ghiraldo, Ruzzon.
È stato un Natale molto diverso, per certi versi unico, quello che ha salutato lo strano 2020 appena concluso. Ma anche nel pieno della pandemia, del distanziamento sociale e delle zone giallo-rosse-arancioni, un simbolo ci ha ricordato la forza del mistero del Natale, di un Dio che si fa bambino per riscattare l’umanità scegliendo di farne parte. È il presepe, "brevettato" da san Francesco a Greccio nel 1223 e celebrato, nel 2019, da papa Francesco nella lettera apostolica Admirabile signum firmata proprio nel comune reatino.
Anche quest’anno sono tante le foto dei presepi di famiglie e parrocchie arrivate alla mail presepi@diocesipadova.it Impossibile pubblicarle tutte in questa pagina: la gallery integrale con tutti i presepi è disponibile sul sito difesapopolo.it
La nostra rassegna virtuale – ma non per questo meno reale – non poteva non cominciare dal presepe della parrocchia di Brenta d’Abbà (bold rosso, così come per tutti gli altri nomi in grassetto): un presepe semplice, sotto la statua di sant’Antonio, destinata ad accogliere le offerte di generi alimentari per le famiglie bisognose della comunità. Nella chiesa di Galzignano Terme, invece, i genitori dei ragazzi del 5° anno di catechesi hanno allestito sopra il presepe un mappamondo: «Quel Bambino è sì fragile ma sorregge il mondo – spiegano – accetterà la croce per amore e per farci risorgere a vita nuova».
Un sapiente gioco di luci in un clima di oscurità rende ancora più suggestivo il presepe della parrocchia di Casalserugo. Ambientato in una corte veneta, il presepe è interamente realizzato con statue artigianali dipinte a mano. Oltre al presepe, la parrocchia ha allestito una rassegna di presepi d’arte.
Nella parrocchia di Bresega di Ponso, nella sala teatro adibita a chiesa, il presepe è stato allestito da dieci volontari dalla grande passione. Si tratta di un allestimento dallo stile tradizionale, realizzato con materiali semplici e con il muschio raccolto nei Colli Euganei. «Preparare il presepio – raccontano i maestri artigiani – ci ha fatto vivere momenti di serenità e di speranza».
Simbolico e attuale il presepe della parrocchia di Sant’Anna Morosina, allestito in un ospedale da campo per ricordare il dramma del Covid. L’emergenza Coronavirus viene raccontata anche dal presepe della parrocchia di Lozzo Atestino: in primo piano le case, compresa quella della Sacra Famiglia, collegate tra loro per mezzo di un filo rosso come ricordato dal tema dell’anno pastorale “La carità nel tempo della fragilità”. Sopra il presepe campeggia la scritta “Andrà tutto bene” con un arcobaleno simbolo di pace e di speranza. A Cristo Re, invece, oltre alle silhouette che compongono il presepe fuori dalla chiesa, è stato un successo il percorso dei “presepi esterni” promosso dalla parrocchia: ben 23 i presepi partecipanti, uniti insieme da un itinerario pubblicato nel bollettino del 3 gennaio. Nella parrocchia di Laghi di Cittadella il presepe è grande come la chiesa: oltre alla Natività sotto l’altare, infatti, le statuine sono diffuse per tutta la navata sfruttando gli spazi lasciati liberi per il distanziamento sociale. Minimalismo e potenza della simbologia per il presepe di Montegaldella, nella quale una natività degli anni ’40, restaurata proprio quest’anno, viene accompagnata dalla presenza di tre paia di scarpe – due tradizionali e un paio moderno – che rappresentano i Magi. Accanto, un ramo spoglio rappresenta l’umanità e alcuni massi rappresentano «i macigni che ci portiamo dentro, che, se offerti, rappresentano un gesto di umiltà nel riconoscere chi e come siamo». Originale anche il presepe della parrocchia di San Domenico di Selvazzano, realizzato dentro una chitarra. Nella parrocchia di Anguillara, poi, il presepe è attorniato da 80 barchette per altrettanti ragazzi del cammino di iniziazione cristiana: “Siamo tutti sulla stessa barca”, la citazione da papa Francesco sull’emergenza Covid.
La scuola Giorgio Cini di Monselice è stata vestita a festa per un messaggio di speranza: dalle vetrate di porte e finestre fanno infatti capolino tutte le figure care del presepe. «In questi mesi di scuola dominati dall’insicurezza e dalla paura – raccontano da Monselice – abbiamo imparato che rispettare le regole è importante non solo per noi stessi ma per la sicurezza di tutti, prendendoci cura l’uno dell’altro. Il periodo che precede il Natale diventa l’occasione per lanciare un messaggio di speranza. Abbiamo affidato il nostro messaggio d’amore alle grandi finestre della scuola». Oltre 200 gli alunni coinvolti per preparare le immagini ispirate alle grandi opere della storia dell’arte: «È un presepe saturo di colori e di luce, di quella speranza “viva” che appartiene a ciascuno di noi». Occupa invece quattro metri quadrati, nella sede dell’Ucid di Padova, il presepe realizzato dal presidente Gianpietro De Cassut Agodi.
Particolari e ricchi di simbologie anche i presepi che ci sono stati inviati dalle famiglie dei lettori della Difesa del popolo. Atmosfere di una volta e materiali come legno, argilla, sughero, polistirolo e rame per il presepe artigianale della famiglia Zaggia di Due Carrare, presepe popolato di statue Fontanini dai colori vivaci risalenti agli anni ’60. Suggestivo e capace di mettere in relazione terra e cielo il presepe della famiglia Sorgato della parrocchia della Madonna Incoronata. Il presepe della famiglia Paoletti presenta, oltre alla Natività, anche le scene dell’annunciazione, del sogno di Giuseppe e del viaggio verso Betlemme. La grande crisi del Covid viene raccontata anche nel presepe della famiglia Bottazzo della parrocchia di San Domenico a Selvazzano, con l’ospedale sullo sfondo e la Natività dentro una tenda: «Non potevamo accogliere Gesù in un contesto più strategico per incontrare l'umanità - raccontano dalla famiglia Bottazzo - dove riscoprire le vocazioni della famiglia, delle professioni, della comunità civile e cristiana. Sono valori che siamo chiamati a conservare tenacemente nel cuore in attesa del tramonto che preannuncia una nuova alba». Per la famiglia Bacchiega il presepe vede le statuine portare la mascherina. Sempre più grande di anno in anno la Natività della famiglia Morimando Balestra: la presepista Margherita, oggi quasi ventenne, si occupa di tutto fin da bambina. Multipiano il presepe della famiglia Penna, mentre il presepe della famiglia Baccaro trova spazio in un cammino rigorosamente spento. Interamente in carta e legno, poi, il suggestivo presepe della famiglia Ferrari di Montagnana. Il presepe della famiglia Lovisetto-Gardellin occupa un intero mobile del salotto ed è pieno di muschio, sassi e rametti, mentre quello della famiglia Ruzzon di Agna, composto con materiali da riciclo, enfatizza le sofferenze della crisi Covid «spazzata via da una luce di speranza bianca che arriva nel silenzio di Betlemme da una stalla dove nasce Gesù». Un presepe-libreria accompagna le lunghe ore di didattica a distanza e smart working della famiglia d’Arpizio: «Così, durante le pause, l’occhio si sofferma sulla capanna dove è nato il Salvatore».