Ora di religione. Ricchezza relazionale per alunni e insegnanti
Quarant’anni fa, l’ora di religione da obbligatoria diventò facoltativa, permettendo ai ragazzi di scegliere se avvalersi o meno di questo insegnamento.
Nello stesso periodo, si è iniziato a parlare di un nuovo fenomeno, l’analfabetismo funzionale: la condizione di una persona che è incapace di comprendere, valutare e farsi coinvolgere da testi scritti e discorsi orali. Secondo Tullio De Mauro, uno dei principali studiosi del fenomeno, un ginnasiale dovrebbe avere un lessico di almeno 1.500 parole. Tuttavia, la generazione Z (Gen Z) ne conosce in media solo 650. Questo fenomeno è dovuto, in parte, alla rivoluzione comunicativa nata con i social network che spingono i ragazzi a usare sempre meno parole, frasi e testi complessi.
Come docente, credo che la conoscenza delle parole sia fondamentale per la creatività e la complessità del pensiero. Entrambi questi aspetti sono indispensabili per accedere alle opportunità educative, professionali e sociali. In questo contesto, la scuola, con l’insegnamento della religione, gioca un ruolo fondamentale nel contrastare l’analfabetismo funzionale e rimettere in circolo le parole dimenticate, mantenendo vivo il grande patrimonio lessicale legato al fenomeno religioso. Nella mia esperienza, l’ora di religione diventa un’occasione preziosa per arricchire il lessico dei ragazzi, stimolare la loro creatività e la loro capacità di riflessione, e costruire relazioni significative. Un episodio che mi ha particolarmente colpito in questi anni è stato quello di Antonio (nome di fantasia), un ragazzo di 15 anni, intelligente, attento e sensibile. Un giorno, durante un colloquio scuola-famiglia, il padre di Antonio, dirigente scolastico, mi ha ringraziato per aver aiutato suo figlio a ritrovare il dialogo con lui. Il padre mi ha raccontato che, ogni settimana, Antonio raccontava la lezione di religione in modo sempre più coinvolgente e stimolante. Grazie alle lezioni di religione, aveva iniziato a riflettere sul senso della vita, condividendo le sue idee e i suoi sentimenti con il padre, e la loro relazione si era rafforzata. L’ora di religione è ricchezza relazionale: è forse un caso che le parole “relazione” e “religione” abbiamo la stessa particella etimologica?
Vittorio Incampo
Insegnante di Religione al Liceo Nievo, Padova
Terreno fertile per far germogliare nuove parole
«Le parole sono come semi che germogliano nel terreno del pensiero e l’ora religione può essere un terreno fertile per far germogliare nuove parole, aiutando i ragazzi a scoprirne il significato, comprenderne le sfumature, e usarle in modo creativo, per diventare cittadini responsabili e costruire un mondo migliore».