Movimento studenti di Ac. A scuola di democrazia: parlano due partecipanti
“Parole di democrazia” è il titolo della Scuola di bene comune (SdBC) organizzata dal Movimento studenti di Azione cattolica, che si è svolta dal 15 al 17 novembre a Pomezia e ha radunato circa 200 studenti da tutta Italia. Ecco le voci di due partecipanti di Padova.
Ho deciso di partecipare alla SdBC perché credo sia necessaria una formazione più approfondita sulla politica, soprattutto per noi giovani: nelle nostre scuole non c’è un dialogo di livello sull’argomento, che rischia quindi di non essere capito, nel momento in cui si è chiamati ad esprimere un voto in sede di elezioni politiche. Beatrice Draghetti, presidente della provincia di Bologna, ha insistito molto proprio sul condizionamento del voto da parte delle nuove piattaforme di informazione che, spesso e volentieri, preferiscono gli “applausi alla verità”: l’argomento dell’informazione e dei social è stato ribadito più volte dai relatori perché attuale oltre che insidioso.
Vivendo in una società di massa si può parlare di “iperdemocrazia” perché a votare (grazie al suffragio universale) sono “tipi generici”, individui non particolarmente qualificati e questo rischia di provocare un abbassamento generale della disciplina politica e l’imposizione di leggi legate ai luoghi comuni “da caffè”. L’obiettivo, quindi, per costruire una democrazia funzionante e partecipativa è gestire al meglio l’informazione, implementare e promuovere la cultura e il rispetto dei due criteri fondamentali su cui devono essere fondate le nostre scelte: uguaglianza e dignità umana. (Giulia Arcolin)
Il tema della democrazia mi ha sempre attirato e, partecipando alla SdBC, volevo conoscerlo meglio. Un’attività in cui ci siamo messi in gioco è stata la creazione di un progetto di riqualificazione di un luogo in una città, di cui si è poi discusso con amministratori locali. Anche l’intervento di Fabio Pizzul (giornalista) ci ha dato spunti di riflessione interessanti, come la necessità di fiducia sia tra il giornalista e i lettori, sia tra il cittadino e il politico; attraverso il giornalismo infatti, noi cittadini dovremmo essere in grado di giudicare l’operato di chi ci governa. È stata una bella esperienza, soprattutto per il dialogo che siamo riusciti ad instaurare con i relatori, confrontando punti di vista differenti e imparando qualcosa l’uno dall’altro. (Mattia Rampado)