Mons. Paolo Mietto è scomparso il 25 maggio a Quito, in Ecuador. Ha speso la vita intera per il Vangelo e la missione
Mons. Paolo Mietto è mancato il 25 maggio scorso a Quito, nella casa provinciale dei Giuseppini del Murialdo. Da giorni sempre più debole e, infine, attaccato anche dal Covid-19, era in attesa del suo Signore, al quale aveva donato interamente la sua vita.
Era nato il 26 maggio 1934 a Padova, parrocchia Santa di Croce, e ben presto la sua vita aveva incrociato la congregazione dei Giuseppini del Murialdo, quando ragazzo venne accolto tra gli orfani al Camerini Rossi di Padova. Nella stessa congregazione divenne sacerdote nel 1963, quindi fu insegnante di morale e padre maestro dei novizi e dei teologi; nel 1982 divenne superiore generale, incarico che coprì per 12 anni fino al 1994. In quell’anno fu eletto vescovo coadiutore del vicariato apostolico del Napo, una missione ad gentes nell’Amazzonia, affidata alla congregazione giuseppina, allora retta dal vicentino mons. Giulio Parise. Dal 1996 al 2010 ne fu responsabile. Già emerito venne chiamato a essere amministratore apostolico del vicariato di Sucumbios. Da emerito risiedeva in Tena, capitale del vicariato del Napo, e negli ultimi anni si era stabilito in Archidona, in una accoglienza per anziani.
Il padre generale dei Giuseppini, Tullio Locatelli, dando notizia della sua morte scrive: «Da vescovo aveva scritto nel suo stemma: "Donare la vita per il Vangelo". La sua vita è stata il compimento di questo impegno, nella quotidianità del servire, con umiltà e discrezione, con quello stile di pastore buono e attento, capace di accompagnare e consolare, di sostenere e dirigere. Abbiamo tanti motivi per dire grazie al Signore per avercelo donato come confratello, docente, superiore di comunità, padre maestro, consigliere generale, padre generale, vescovo, amministratore apostolico, vescovo emerito. Ci consola, in questo momento di dolore, la consapevolezza di presentare al Padre una vita piena, mani colme per avere saputo donare, un cuore che ha saputo amare tutti coloro che nel tempo gli sono stati affidati».
Ebbe sempre un legame particolare con la sua città e diocesi di Padova e con la parrocchia di Villa di Teolo, dove visse alcuni anni da ragazzo, ospite di parenti. Vi ritornava appena possibile per condividere il suo amore per quella gente lontana che il Signore gli aveva affidato. In uno scritto pochi giorni prima dell’ordinazione episcopale chiedeva al Signore di poter essere per tutti un segno della sua bontà paterna. È questo uno degli aspetti più importanti della sua eredità; chi lo ha conosciuto ha potuto trovare in mons. Paolo Mietto un amico, un fratello, un padre».