Le tragedie in Marocco e Libia. Caritas italiana a fianco di terremotati e alluvionati
Un settembre tragico per gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. Prima il terribile terremoto in Marocco, che ha causato quasi tremila morti e cinquemila feriti. Poi, in Libia, l’uragano Daniel ha provocato una serie di inondazioni che hanno a loro volta causato migliaia di morti, dispersi e sfollati, numeri che, a causa della difficile situazione politica del Paese, tardano a emergere nella loro drammaticità e nella loro chiarezza.
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Caritas Italiana collabora da decenni con le Caritas locali e con altre realtà operanti in Marocco e Libia, in progetti di vario tipo a favore delle persone vulnerabili, nei campi della promozione umana, dell’animazione sociale, del sostegno alle famiglie e alle comunità. Nei giorni scorsi gli operatori Caritas, insieme a molti volontari, hanno raggiunto alcuni villaggi particolarmente colpiti dal sisma e portato aiuti. Nel medio e lungo periodo Caritas lavora in coordinamento con le realtà locali, con un’attenzione prioritaria alle zone più periferiche e meno raggiungibili. Opera rilevando i bisogni della popolazione e accompagnando le comunità in soluzioni sostenibili, con un approccio multisettoriale. «Alle sorelle e ai fratelli del Marocco giunga il nostro profondo cordoglio e la nostra vicinanza – aveva affermato subito dopo il terremoto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei – Facendoci prossimi alla popolazione provata da questo tragico evento, preghiamo per le vittime e i loro familiari. Assicuriamo inoltre il sostegno delle nostre Chiese, stringendoci a tutti coloro che sono stati colpiti da questa calamità e alla comunità marocchina in Italia ferita negli affetti». Rivolgendo il suo pensiero alle popolazioni della Libia – all’udienza del 13 settembre – papa Francesco invitava tutti a unirsi alla sua preghiera «per quanti hanno perso la vita, per i loro familiari e per gli sfollati. Non manchi la nostra solidarietà verso questi fratelli e sorelle, provati da così devastante calamità».