L'amore ha trionfato. Oltre il buio con il Risorto. La Pasqua del vescovo Claudio Cipolla
Pasqua. «Nel buio di questo tempo – sottolinea il vescovo Claudio – c’è uno spiraglio: è l’amore. A ciascuno il compito di custodirlo e annunciarlo»
Pasqua a porte chiuse, «ma le nostre chiese sono spiritualmente aperte, spalancate». Prima ha pronunciato queste parole, nell’omelia del giorno di Pasqua, e poi le ha “messe in pratica”. A celebrazione eucaristica conclusa, infatti, la porta centrale della Cattedrale di Padova si è aperta e il vescovo Claudio ha potuto uscire e “abbracciare” la sua Chiesa. La sua Chiesa… nelle case, che – nella liturgia del venerdì santo – ha detto «assomigliare quasi a una cattedrale. È lì, in ciascuna casa, che esercitiamo il nostro sacerdozio di battezzati».
Lo stesso buio, oggi come allora.
Don Claudio, in questa Pasqua 2020, fa propria la domanda che i discepoli rivolgono a Maria di Magdala, dopo che – scoperto che era stata tolta la pietra dal sepolcro di Gesù – era andata a chiamare Pietro e Giovanni: che hai visto sulla via? «L’evangelista ci dice che Maria si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio. Quindi... non ha visto molto, anzi. È andata lì con tutta la sua angoscia, con il suo dolore. Ha fatto visita a un defunto, gesto difficile per noi oggi… Penso che questo buio non riguardi solo il momento del giorno, ma che Maria stesse vivendo un buio complessivo nella sua vita: come mai Gesù è morto? Perché questo insuccesso? Come mai l’incomprensione da parte di tutti? Perché l’abbandono, addirittura, da parte dei discepoli?».
Al vescovo Claudio questo buio sembra «lo stesso che stiamo vivendo ora. Un buio che è dato da un’emergenza, quella del Covid 19, ma che ha scoperchiato incertezze, insicurezze... che c’erano nelle nostre realtà. Penso, ad esempio, alla situazione degli anziani: quanti ne sono morti… Certo, il nostro modo di “raggrupparli” ci pone qualche domanda: è questa la strada? In alcune circostanze è inevitabile, ma dobbiamo chiederci se la nostra cultura dell’anziano è rispettosa, dignitosa, se è il meglio che possiamo fare. A volte si trovano soluzioni, che non sempre sono adeguate per la vicinanza e l’affetto che va riconosciuto a chi è avanti con gli anni».
Buio anche nel rapporto con la scienza e la tecnica: «Pensavamo di essere forti, di poter dominare la vita e le avversità della vita, ma ci siamo scoperti fragili. È emerso fin dall’inizio di questa emergenza... Non tutto è riconducibile alla nostra capacità tecnica e scientifica, che è comunque segno di un dono di Dio. C’è una dimensione, quella delle relazioni, che va oltre. Ed è una dimensione universale! Dobbiamo chiederci, inoltre, se c’è qualche buio anche nella priorità che diamo alla vita economica. Che ne sarà di questa nostra società? Dei poveri, di chi è già povero e rischia di diventarlo ancora di più, delle famiglie, del lavoro? Abbiamo tanta preoccupazione: questo io chiamo buio. Questa è partecipazione al buio vissuto da Maria… Lei ha semplicemente visto la pietra spostata, ancora non sapeva che Gesù era risorto. Maria resta nel buio. Quel buio si scontra con la morte, con un corpo che non c’è più. Non è stata certo un’alba di gioia. Maria si chiede, nell’angoscia: dove l’hanno posto? E noi, in questo tempo, ci chiediamo: dov’è Gesù con la potenza della sua resurrezione?».
Uno spiraglio...
«È rappresentato dal discepolo “che Gesù amava”, Giovanni. Entrando nel sepolcro, dopo Pietro, il Vangelo dice che “vide e credette”. Non si parla ancora di resurrezione… eppure Giovanni vede e crede: cosa gli è successo che gli altri due non hanno percepito? Forse la risposta sta in quella definizione: “quello che Gesù amava”. Quello che aveva reclinato il capo sul petto di Gesù in segno di un’amicizia profonda. Vede e crede, perché ama. Nel buio di quella mattina, lo spiraglio è rappresentato dal fatto che l’amore rende possibile l’accoglienza di un annuncio, l’accoglienza della fede. L’amore è la strada per conoscere Gesù e per fidarsi di lui. Anche custodendo l’amore nel proprio cuore, come Giovanni che – visto e creduto – non esce dal sepolcro e racconta ciò che è successo. Perché della resurrezione “parlerà” Gesù stesso a Maria. Noi, di fronte alla domanda che le rivolgono i discepoli, possiamo solo rispondere come lei: “Ho visto la gloria del Cristo risorto”».
E noi, oggi?
«In mezzo al buio che anche noi viviamo – conclude il vescovo Claudio – siamo custodi dell’amore di Giovanni nei confronti di Gesù. Amore che è spiraglio nel buio... Possiamo portarlo al mondo anche in questo tempo di limitazione dell’espressione pubblica della nostra fede. Custodi dell’amore e certi che il Signore sa seminare, farsi presente nelle nostre vite e segue tutte le strade degli uomini. Lungo queste strade lui è il Signore vittorioso e noi custodiamo questa fede, che è la fede di tutta la Chiesa e di tutti i secoli».
È risorto!
«Gesù ha vinto il male e la morte. E qui ci va il punto esclamativo. È l’unica certezza della Chiesa, una certezza irrinunciabile: il Signore è risorto dai morti». Con queste parole il vescovo Claudio si è rivolto alla Diocesi nel giorno di Pasqua.
«Ad annunciarlo sarà la nostra nuova vita orientata a investire le energie migliori sull’amore, lo testimonia un rinnovato impegno a essere promotori di bene, pace, fratellanza, giustizia. Perché queste sono le cose che sanno di eternità, le vere declinazioni dell’amore».