Istituto San Luca. I "pensieri a metà" di don Giuseppe Zanon nel Quaderno numero 34
Esce a maggio un nuovo Quaderno, il trentaquattresimo, dell'Istituto San Luca per la formazione permanente dei presbiteri. Si intitola “Pensieri a metà” ed è incentrato sulla persona di don Giuseppe Zanon, figura di spicco per la Diocesi padovana, in particolare per la formazione di seminaristi e preti. Una raccolta di ricordi, testimonianze che muovono non tanto da episodi della sua vita, quanto piuttosto dagli «ambiti di interesse e di lavoro nei quali don Giuseppe si è speso in maniera convinta, acuta e serena» che diventano così dei “pensieri a metà", «degli spunti di lavoro a proposito del laicato, della liturgia e della vicenda dei preti nelle stagioni del ministero».
Si intitola Pensieri a metà il 34° numero dei Quaderni dell’Istituto San Luca per la formazione permanente dei presbiteri in uscita a maggio ed è incentrato sulla persona di don Giuseppe Zanon, figura di spicco per la Diocesi padovana, in particolare per la formazione di seminaristi e preti.
Il titolo richiama da un lato una rubrica curata da don Giuseppe negli anni in cui si trovava a Roma come assistente nazionale dei giovani di Azione cattolica e per gli studi al Pontificio istituto liturgico, dall’altro lato la sua storia personale. Nei suoi confronti l’Istituto San Luca e prima ancora la Chiesa di Padova «hanno un debito di riconoscenza», scrive il vicario generale e direttore dell’Istituto don Giuliano Zatti nella presentazione. Così la sua vita, raccontata riprendendo non tanto la biografia ma gli «ambiti di interesse e di lavoro nei quali don Giuseppe si è speso in maniera convinta, acuta e serena», diventa occasione per offrire «degli spunti di lavoro a proposito di laicato, liturgia e della vicenda dei preti nelle stagioni del ministero».
Gli interventi raccolti si muovono proprio fra questi ambiti, raccontando «di un prete felice di essere se stesso, capace di testimoniare, con immediatezza, la bellezza profonda della propria vocazione di presbitero», scrive Francesco Miano, ordinario di Filosofia morale a Roma Tor Vergata, delineando l’impegno di don Giuseppe come assistente di Ac. Don Roberto Tagliaferri, docente presso l’Istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina, parla della spiritualità liturgica del presbitero e della maturità del presbitero, intesa nel suo percorso di fede. Don Antonio Facchinetti, della diocesi di Cremona, scrive del presbitero credente che si muove fra vocazione e professione, inadeguatezza e onnipotenza, amore per la Chiesa, senso di disagio, gestione delle relazioni.
Emerge anche la capacità di don Giuseppe di “aprire gli occhi” di fronte al dolore, all’isolamento, alle debolezze, alle difficoltà dei preti, intese come gravi sofferenze che possono sfociare in comportamenti devianti, disagi manifestati ai quali però non sempre corrisponde la pronta attivazione di un aiuto: ne parlano Santino Pantè, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Servizio alla Chiesa per sacerdoti e religiosi con dipendenze patologiche, e don Enrico Parolari, prete e psicoterapeuta della diocesi di Milano.
Don Zanon sapeva attivare relazioni umanamente ricche, nella pienezza del dono ricevuto, riprendendo le parole usate nel titolo della testimonianza di don Giuseppe Masiero, coordinatore dell’equipe per i preti anziani all’Istituto San Luca. Una figura premurosa, rispettosa, attenta, un “padre” per la nostra Chiesa, che ha insegnato a «camminare leggeri per sostenere meglio chi ha bisogno di speranza», come ben dice Giuseppina Paterniti, direttrice del Tg3 e responsabile nazionale dei giovanissimi di Ac assieme a don Zanon, nel suo augurio che chiude la pubblicazione.