Indicazioni dell'Ordinario diocesano sulla nuova traduzione del Messale romano e il testo del Padre nostro
Il testo della nuova edizione, approvata a novembre dalla Cei, sarà ora sottoposto alla confirmatio della Sede Apostolica. Dunque è opportuno non anticipare nella liturgia l’uso della nuova traduzione.
Nel corso della 52a Assemblea Generale, la Conferenza Episcopale Italiana ha approvato la traduzione della terza edizione del Messale Romano di Paolo VI, a conclusione di un percorso durato oltre sedici anni con cui i Vescovi, coadiuvati da esperti, hanno lavorato al miglioramento del testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico-letterario. Questo rilevante contributo aiuterà a proseguire nel rinnovamento liturgico – nel solco della riforma inaugurata dal Concilio Vaticano II – dell’intera comunità ecclesiale e contribuirà a incrementare e migliorare l’arte del celebrare, i ministeri liturgici, il canto, la musica e altri aspetti della pastorale liturgica.
Il testo della nuova edizione sarà ora sottoposto alla confirmatio della Sede Apostolica per i provvedimenti di competenza, ottenuti i quali andrà in vigore l’intero libro liturgico, compresa anche la nuova traduzione del Padre nostro («non abbandonarci alla tentazione») e dell’inizio del Gloria («e pace in terra agli uomini, amati dal Signore»).
Le nuove versioni, non essendo ancora approvate per l’uso liturgico, non possono ancora essere usate e pertanto – onde evitare confusione nelle nostre assemblee liturgiche – si invitano i Parroci e tutti i presbiteri ad attendere l’approvazione e la pubblicazione del nuovo Messale.
È chiaro che questi passaggi abbiano bisogno di essere vissuti con spirito di comunione ecclesiale, evitando il disagio dei fedeli i quali, trattandosi della preghiera della Chiesa, hanno bisogno di percepire anche in queste realtà l’unità della fede. Si invitano di conseguenza le comunità cristiane e le famiglie religiose, in spirito di comunione ecclesiale, a non anticipare nella liturgia l’uso delle nuove traduzioni, in particolare quella della Preghiera del Signore. A proposito di quest’ultima, nulla vieta che nella catechesi si inizi a far comprendere il valore degli adattamenti stilistici voluti per una maggiore comprensione della più grande preghiera cristiana.
Giuliano Zatti
Vicario generale