Il vescovo ai catechisti. Compagni di viaggio, oggi più che mai
Carissimi, questo ultimo anno, il 2020, ci ha messo in crisi. Ha messo in crisi la nostra fede, le nostre comunità e la loro organizzazione tradizionale. Anche il percorso di iniziazione cristiana è stato “scombussolato” proprio nei suoi punti cardine come quello del riferimento alla famiglia e alla comunità. Abbiamo dovuto perfino ripensare le celebrazioni che tanto spazio avevano nel tracciare il percorso e che indicavano le tappe e la meta del cammino, cioè la piena comunione con la comunità e con la sua fede nel Signore risorto.
Ricordo una bella citazione di san Bernardo secondo il quale «la condizione della Chiesa nel mondo è amara quando è oppressa dai tiranni, è ancor più amara quando è divisa dagli eretici, ma è amarissima quando se ne sta tranquilla e in pace». Il Covid 19 ci ha inquietati e scossi, ci ha turbati e messi in discussione. Non è più il tempo per vivere di rendita, del “si è sempre fatto così e funzionava” ma, proprio a causa di questa crisi, è tempo amico e importante. Come dice anche papa Francesco, il disastro più grande è quello di sciupare questa crisi.
È il tempo di riscoperta del senso e delle modalità del nostro servizio di educatori, di accompagnatori, di catechisti, di preti che hanno come mandato di convocare ed edificare le comunità e di donare fede nel Signore Gesù. È il tempo per lasciarsi interrogare dalle paure e dalle distanze di tante famiglie che si sono manifestate in questo momento ma che già prima esistevano e che oggi in modo nuovo stanno bussando alla nostra testimonianza.
Forse oggi più che mai è prezioso il nostro contributo “inquieto”, che ci rende più autentici e veri nel nostro annuncio perché ci rende innanzitutto compagni di viaggio, non maestri. Avete quindi tanto lavoro da compiere perché c’è tanto bisogno di fraternità e di orizzonti ampi: è una nuova chiamata!
Vi pregherei anche di rivedere la lettera che avevo scritto alle famiglie all’inizio della chiusura delle nostre attività per la pandemia, ma anche di rileggere la proposta dell’“angolo bello” che ne era la conseguenza pratica e simbolica.
A tutti, a don Carlo appena arrivato e a tutti coloro che gravitano nel mondo dell’annuncio e della catechesi, auguro un buon cammino con la mia benedizione.
Nelle mani del Signore, quello che viviamo, è un momento di Grazia!
vescovo Claudio