Gruppo Rinascita e richiedenti protezione internazionale. La diocesi accoglie
Corridoi umanitari, Cas, famiglie che aprono le proprie case, oltre al Gruppo Rinascita nato a Cona e Bagnoli. Dai protagonisti dell'accoglienza le parole chiave per l'integrazione. A novembre parrocchie e famiglie a confronto.
Comunità e famiglie accoglienti. In diocesi sono numerose le esperienze di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati. Così pure le modalità e i percorsi scelti. Lo scorso 24 novembre molte di queste esperienze si sono ritrovate per un momento di condivisione e scambio, anzi per fare insieme degli “esercizi di inclusione e accoglienza”, promossi da Caritas Padova. Una sessantina di persone in rappresentanza di oltre venti diverse realtà di accoglienza – in parrocchia, in famiglia o in una comunità religiosa – e di diversi modelli: Cas (centri accoglienza straordinaria), corridoi umanitari, progetti "Rifugiato a casa mia", "Refugee welcome". Insieme per raccontarsi, per far conoscere i percorsi intrapresi, per condividere criticità e positività di proposte che per le comunità rappresentano una risposta alla vocazione cristiana, ma anche una forte provocazione a essere seme e sale nel mondo e nel tempo che si vive. Sullo sfondo timori e interrogativi sulle normative che si stavano in quel tempo discutendo e che poi sono diventate realtà: il decreto sicurezza, che chiede ora di essere conosciuto nelle sue effettive conseguenze.
Dalla parrocchia di Spirito Santo che sta vivendo l’esperienza dei corridoi umanitari con un’accoglienza a pieno carico della parrocchia all’esperienza di San Sebastiano di Thiene, con il modello Cas; da famiglie che hanno aperto la loro casa a giovani in attesa di trovare un lavoro stabile e una propria autonomia, alla parrocchia di San Giacomo di Monselice; e ancora Fossaragna, Legnaro, Montà, Selvazzano, Madonna Incoronata, Casalserugo, Este, Comunità di Sant’Egidio, Società missioni africane… l’elenco è lungo e non mancavano all’appello esperienze “fuori diocesi” e progetti che rappresentano un’evoluzione e un allargamento dell’accoglienza, come il Gruppo Rinascita e “Aggiungi un posto a tavola”, che dal comprensorio di Agna si sta ampliando al Piovese, raccogliendo la disponibilità di famiglie a ospitare, la domenica, un richiedente asilo.
Dal confronto sono emerse alcune parole chiave per un’integrazione possibile: informazione, formazione, serietà e accompagnamento dei percorsi di accoglienza, vigilanza laddove ci sono realtà terze che devono garantire alcuni servizi, presenza di volontari e di mediatori culturali preparati, ma anche la necessità di “patti di ospitalità” per favorire la convivenza; senza dimenticare la giusta comprensione delle dinamiche e dello stato psicologico delle persone accolte, che hanno storie di drammi, lutti, dolori e violenze da metabolizzare, e l’elemento fondamentale dello studio della lingua italiana, necessario per l’integrazione ma anche per un inserimento lavorativo. Volani per facilitare l’integrazione e vincere alcune resistenze sono poi la conoscenza diretta di storie e persone e il coinvolgimento reciproco nelle esperienze di socialità.