Fiducia, speranza, pensieri nuovi e creativi. Il Vescovo Claudio Cipolla ha incontrato in Zoom i dirigenti scolastici
Non è “saltato” e non poteva saltare, visto l’emergenza in corso e i temi che solleva anche in ambito scolastico, il tradizionale incontro primaverile del vescovo Claudio Cipolla con i dirigenti scolastici del territorio.
Anzi quest’anno più che mai è stato partecipato sia sul fronte numerico che sul piano della condivisione. Organizzato dall’Ufficio per la Pastorale dell’Educazione e della Scuola, l’incontro si è svolto sulla piattaforma zoom e ha visto la presenza di 90 dirigenti scolastici o loro rappresentanti, oltre al vescovo Claudio Cipolla, al direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale dell’Educazione e della Scuola don Lorenzo Celi, al dirigente dell’Ufficio d’ambito territoriale di Padova e Rovigo Roberto Natale, alla presidente nazionale Fidae, Virginia Kaladich, e ai rappresentanti della Fism provinciale. Collegato dalla sede della Conferenza episcopale italiana anche Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio per l’Educazione, la Scuola e l’Università della CEI.
Un incontro sentito e partecipato che ha intrecciato stati d’animo, criticità, opportunità, timori e speranze di un mondo della scuola alle prese con l’emergenza Covid-19 che ha bloccato le attività scolastiche tradizionali in presenza e ha trasformato velocemente la didattica.
Lo ha ricordato il dirigente dell’Ufficio d’ambito territoriale di Padova e Rovigo Roberto Natale, sottolineando che «La situazione che stiamo vivendo, determinata dal Covid ha posto molte domande sulla scuola, specie sull’uso del digitale e delle nuove tecnologie». Ma ponendo in evidenza anche una riflessione sul rapporto tra educazione e sapere: «La didattica a distanza, che molti hanno ridefinito didattica della vicinanza, ha innescato relazioni potentissime e generato riflessioni nuove sulla situazione che i giovani vivono e sulle prospettive future, ma ha anche evidenziato le diseguaglianze e le povertà educative esistenti». Se il distanziamento fisico è una buona prevenzione dal contagio, il distanziamento sociale è molto rischioso ha concluso Roberto Natale, auspicando di ritrovare quanto prima spazi reali e pubblici di relazionalità.
Un’iniezione di speranza e incoraggiamento è arrivata dal vescovo di Padova mons. Claudio Cipolla che ha desiderato esprimere la vicinanza al mondo della scuola e al suo delicato compito educativo e di sostegno alle famiglie, particolarmente in questo periodo, riflettendo attorno ad alcune domande: Come state? Come vi immaginate e come vi piacerebbe fosse la scuola che ripartirà il prossimo settembre? Dove vogliamo andare come scuola? Come comunità cristiana cosa possiamo essere per la scuola?
«Come state? È una domanda banale ma molto delicata – ha sottolineato Cipolla – significa aprire una porta di dialogo. E, tanto più oggi, la “salute” (che comprende anche l’interiorità) di chi dirige le nostre scuole è molto importante». E poi ci sono le domande sul futuro che non nascondono timori: «Sono molto preoccupato. Ho due paure contrapposte: da un lato che non si possano proseguire quelle esperienze che riteniamo necessarie e fondamentali; dall’altro che si pensi di tornare a fare le cose come prima senza cogliere ciò che c’è in termini di occasione di cambiamento in questa situazione. Perché ridurre il cambiamento a qualche adattamento tecnico-logistico rischierebbe di far perdere alla scuola, come a ogni altra realtà aggregativa e formativa, una grande opportunità di rileggersi e di rispondere in modo nuovo ad esigenze nuove».
Quali priorità immaginiamo allora necessarie per la suola? Quali percorsi? «Sono domande che non possiamo più eludere ora». Ogni situazione di crisi non è mai una catastrofe, ha sottolineato il vescovo, ma è sempre un’occasione di ripartenza: «anche questo “terremoto” che stiamo vivendo è un’occasione per interrogarci attorno a un progetto futuro di scuola».
Quattro le possibilità che il vescovo intravede come piste da percorrere: una rinnovata responsabilità e una mutua solidarietà, unici antidoti alla fragilità che ci accomuna; il recupero del valore della comunità, reale non virtuale, che significa tessere relazioni nuove, concrete, reali; una riconsiderazione del lavoro, che è anche ambito di espressione di senso e di valori; la fiducia nelle persone e nelle istituzioni. Infine di fronte a tanta tristezza vista in giro il vescovo rilancia la necessità di «ritrovare la speranza e di avere la capacità di un nuovo modo di pensare».
Noi, come Chiesa e comunità cristiane ci siamo, ha concluso il vescovo: «siamo al vostro fianco nelle forme e nei modi che ci sono propri come Chiesa».
«La scuola non potrà ripartire senza che insieme si faccia memoria di quanto si è condiviso – è stata la conclusione del direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale dell’Educazione e della Scuola, don Lorenzo Celi – Non si potrà progettare la ripartenza tralasciando il lato umano, emotivo di ciò che è stato e in parte ancora è. In particolare i nostri ragazzi sono stati segnati dalla paura e dagli effetti del lockdown: non si potrà a settembre riprendere come se niente fosse accaduto, preoccupati solo di recuperare il tempo perduto e i debiti formativi accumulati. Anche la ripresa segnerà un dramma sul piano psicologico, come quando ti svegli da un lungo sonno e la luce del sole ti acceca». Nello stesso tempo Celi ha ricordato la preziosità del rapporto nuovo che i docenti hanno instaurato in questo periodo con gli studenti: «in questi mesi i docenti sono stati un’àncora per i loro alunni; hanno permesso loro di mantenere un legame con l’ordinarietà della vita di prima, spesso sono stati un valido aiuto anche sul piano umano, adulti di riferimento a cui il ragazzo si è sentito libero di confidare qualche difficoltà personale o familiare. Accanto alla competenza del sapere e alla preparazione pedagogica, è proprio questo aspetto della competenza sul piano dell’umano che dovrà essere coltivata. Si spera poi che anche a livello sociale ed economico venga rivalutata la figura fondamentale dell’insegnante, memori proprio di quanto la scuola ha significato in tempo di emergenza».
Fonte: Ufficio stampa Diocesi di Padova