Cucine popolari. "Impari l’ascolto degli altri e di te stesso"
L’anno scorso, durante il lockdown, Maria Pezzato – 23 anni, trevigiana – ha cominciato a frequentare le Cucine di via Tommaseo. «Mi sono detta: voglio sperimentarmi qui». "La povertà mi faceva paura, ma mi dava fastidio non saperla affrontare"
Una realtà lontana e vicina allo stesso tempo, che ti attira e ti respinge. Da studentessa Maria Pezzato vedeva i senza dimora, la loro povertà estrema, la loro dignità fuori da tutti i canoni e rifletteva sul modo di fare qualcosa. La sua esperienza come volontaria alle Cucine economiche popolari è cominciata così. 23 anni, trevigiana, il 20 ottobre ha preso la laurea magistrale in ingegneria ambientale, e a dicembre partirà per una missione gesuita in Nepal. «È successo l’anno scorso – racconta – in un momento di pausa dopo la sessione d’esame di febbraio. Mi sono detta: perché non impegnare un po’ il mio tempo in qualcosa di utile? Mi accorgevo della povertà, soprattutto delle persone senza fissa dimora.
Era una realtà che mi faceva anche un po’ paura, così lontana dalla mia, eppure a un passo da me. Mi dava fastidio non saperla affrontare». Così si è proposta come volontaria ed è stata chiamata in pieno lockdown, perché c’era bisogno di persone che vivessero in Comune di Padova e potessero spostarsi facilmente. Ha cominciato ad andare una volta a settimana, impegno che ha mantenuto fino a settembre. Il volontariato era una realtà che conosceva direttamente, perché come capo scout ne aveva fatto parecchio. «Ma non mi ero mai misurata con questo mondo e non mi veniva facile buttarmici. Mi sono detta: voglio sperimentarmi qui. È stata un’esperienza fondamentale. Alle Cucine impari a metterti in ascolto dell’altro e anche di te stesso. È uno specchio, perché attraverso le relazioni osservi anche le tue fragilità. Scopri storie che ti toccano e ti arricchiscono. È un’esperienza di condivisione anche con gli altri volontari, oltre che con l’ospite». Maria Pezzato ha fatto una tesi sugli impatti delle emissioni dei roghi di rifiuti non controllati sull’ambiente, una pratica molto usata nei Paesi in via di sviluppo, incentivata dalla mancanza di sistemi di gestione e di raccolta. Una pratica presente anche in Italia, benché in modo diverso, ma non quantificata in quanto non presa in considerazione dai modelli internazionali. E il mese prossimo, il Nepal. «Hanno un progetto di irrigazione per portare l’acqua nei campi di un villaggio e siccome ho studiato ingegneria ambientale aiuterò nella gestione del sistema. Ma è solo una parte, perché andrò lì e mi metterò a disposizione».