Chiude il Sinodo. I giovani sognano un mondo migliore
La conclusione del sinodo dei giovani, sabato 19 maggio in cattedrale durante la preghiera vigiliare di Pentecoste, viene vissuta dai partecipanti con gratitudine per il percorso fatto e la curiosità e l'attesa di vederne i frutti.
Il viaggio è finito ma la sensazione è che il bello debba ancora arrivare.
Un po' come un gioielliere che abbia acquistato in giro per il mondo un sacco di pietre preziose e ora, tornato a casa, le abbia stese sul tavolo e le contempli una a una, eccitato al pensiero delle opere d'arte che diventeranno. Ancora non sa se andranno a decorare un orologio o un diadema. È sicuro, però, che con la giusta ispirazione e il suo amore le trasformerà in qualcosa di meraviglioso.
Anche per il Sinodo dei giovani, la conclusione di sabato 19 maggio in Cattedrale – con la consegna del testo finale al vescovo Claudio e a tutte le comunità della diocesi durante la preghiera vigiliare di Pentecoste – viene vissuta dai partecipanti con gratitudine per il percorso fatto e la curiosità e l'attesa di vederne i frutti. Sentimenti, questi, condivisi da chiunque ritenga importante sapere – e provare a realizzare – cosa, secondo i giovani, il Signore vuole dalla Chiesa di Padova.
Gli stessi ragazzi e ragazze che hanno deciso di mettersi in gioco intorno a questo interrogativo si sono chiesti come promuovere il cambiamento che si augurano, peraltro senza cadere nel tranello dell'attivismo di corto respiro. Prevale piuttosto la serena fiducia che il Sinodo abbia suscitato protagonismi, forze ed energie in forme ancora ignote ma che non tarderanno a manifestarsi.
«Alla fine del Sinodo devo proprio dire di essere contento! Una cosa, che poteva apparire come un punto debole, a me ha invece convinto fin da subito: che, a differenza anche di altri progetti diocesani, questo non si poneva obiettivi chiari, non si proponeva esiti pratici immediati; deliberatamente non lo faceva! In questo intuivo la chiara possibilità che potesse parlare Dio, passare forte lo Spirito. Quando visualizzi già dove una cosa va a finire, agisci tu al posto di Dio, così no». A parlare è Pietro Calore, giovane della parrocchia della Madonna Pellegrina che ha aderito al Sinodo subito dopo l'appello del vescovo Claudio alla gmg di Cracovia del 2016. «Ogni fase – prosegue Calore, membro della commissione idee – è stata organizzata in maniera ineccepibile e ha confermato in me la convinzione che per il Sinodo passasse lo Spirito. Per questo motivo non dobbiamo guardare al futuro con troppa apprensione: le difficoltà, se ci saranno, non dovranno impedirci di credere che lo Spirito continuerà a portare avanti questa esperienza affinché dia frutto!».
«Noi crediamo sul serio che il Sinodo possa costituire un trampolino di lancio per portare una vitalità nuova nelle nostre comunità e per far conoscere la bellezza dello stare con Cristo a chi ancora non ha avuto modo di incontrarlo», affermano Chiara Mion delle Grazie di Este e Luca Pedroletti di San Marco di Camposampiero. Sono due dei 158 giovani che hanno costituito l'assemblea sinodale, l'organismo che, attraverso l'opera di discernimento dei suoi membri, ha “condensato” nel testo finale le 600 relazioni prodotte dai gruppi sinodali sparsi per la diocesi e le sue missioni all'estero.
«Il vescovo Claudio ci ha ricordato che il presupposto per svolgere questo lavoro era viverlo sempre nella preghiera, affinché il risultato fosse frutto della Grazia – spiegano Mion e Pedroletti – La preghiera ci ha davvero aiutati a cogliere tra le righe la volontà del Signore. Il nostro compito, infatti, è consistito nel metterci in ascolto di cosa il Signore ci suggerisce per le nostre comunità cristiane attraverso la voce dei giovani, con una lettura attenta e profonda delle loro parole, proprio come se le leggesse Gesù».
Per i membri dell'assemblea sinodale, ciò ha comportato lo sforzo di non soffermarsi solo sulle riflessioni più significative, imparando a identificare e sviscerare anche i silenzi e le cose non dette.
«Per mettermi in ascolto dei giovani, insieme alle altre persone che hanno condiviso con me l’esperienza del Sinodo, ho dovuto fare spazio alle parole, alle vite, ai piccoli dettagli della quotidianità di ragazzi e ragazze che, come me, stanno cercando qualcosa – ricorda Jessica Bonetto, della parrocchia di Campodarsego – Come suggerito da papa Francesco nel suo messaggio per la 55a giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, ho letto le loro parole con gli occhi della fede, aspettando l’inaspettato vento dello Spirito. Mi ha letteralmente travolto il desiderio, che tanti esprimono, di una vita piena, realizzata, felice. Di una vita degna di essere vissuta, ricca di legami e di relazioni oneste e di qualità. Ho letto una certa crisi d’amore: quel desiderio di amare ed essere amati che ci scorre dentro da quando siamo stati messi al mondo e che si impone “prepotentemente” sul resto. Ho avvertito la fatica di giovani che cercano di farsi largo nel mondo: nello studio, nel lavoro, in famiglia, con gli amici. Giovani che non vogliono restare chiusi, apatici e restringere i propri orizzonti al cortile di casa. Giovani che, come suggerisce il papa, non vogliono perdere l’opportunità di sognarsi migliori in un mondo migliore».