Che bella collaborazione in Seminario Minore. Il pensiero di mons. Gino Temporin sull'ordinazione di mons. Giuseppe Alberti
Estate 1995. Incontro don Giuseppe Alberti: lui è appena stato nominato assistente nel liceo del Seminario Minore e io rettore. Inizia così una collaborazione che durerà quattro anni.
Li ricordo molto bene. Erano ancora numerosi i seminaristi, ma il Seminario stava attraversando un momento delicato. C’erano diversi problemi educativi da affrontare, il gruppo dei liceali era numeroso: ragazzi intelligenti, molto critici, chiedevano di essere ascoltati. Don Giuseppe si inserì con disponibilità e pazienza tra loro, cercando di capirli e venire incontro alle loro esigenze. Al venerdì mattina c’era la riunione di tutti gli educatori: un bel gruppo di preti giovani. Si dialogava e ci si confrontava sui vari aspetti della vita del Seminario e sui problemi che via via si presentavano. Don Giuseppe ascoltava con attenzione e interesse gli interventi degli altri educatori, sapeva offrire il suo contributo di riflessione e proposta. C’erano scelte anche impegnative da compiere. Allora tutti i seminaristi frequentavano il liceo classico del Seminario, ma sempre più si sentiva il bisogno di offrire loro diverse possibilità secondo le capacità di ognuno. Da tempo ormai i seminaristi più grandi tornavano in famiglia al sabato e alla domenica. Si cominciava a parlare di qualche domenica da trascorrere insieme, impegnando i ragazzi in qualche attività pastorale o in esperienze di vita comunitaria. Oltre al dialogo con le famiglie c’era la necessità di approfondire anche quello con i parroci dei seminaristi. Così abbiamo iniziato, con don Giuseppe, a incontrare i parroci andandoli a trovare nelle loro parrocchie. Don Giuseppe collaborava volentieri: si sentiva che aveva il cuore in Seminario e viveva per quei ragazzi che la Chiesa gli aveva affidato. Non mancarono momenti di sofferenza: il dialogo con i seminaristi a volte difficile, la fatica nel far comprendere i motivi di certe scelte educative, la collaborazione con le famiglie di fondamentale importanza, ma non sempre scontata. Ricordo una riunione una sera: io, don Giuseppe e i seminaristi del liceo. Di fronte a un “no” che eravamo convinti di dover dire, si sono alzati tutti e sono usciti, lasciandoci soli. Ci siamo guardati, sorpresi per quella reazione che non ci aspettavamo, poi ci siamo fatti coraggio a vicenda, nel desiderio di riprendere un dialogo che si era interrotto in quel modo. L’adolescenza è un’età meravigliosa, ma anche delicata, difficile. Sono convinto che in Seminario Minore, vivendo sempre in mezzo ai ragazzi, a stretto contatto con loro, don Giuseppe Alberti abbia imparato a conoscerli, a voler loro bene, a condividere le loro gioie, i loro entusiasmi e le loro paure. Questo lo aiuterà anche nel ministero episcopale che lo attende a Oppido Mamertina-Palmi, quando incontrerà e parlerà agli adolescenti. Stando in Seminario si acquista anche una particolare attenzione alle vocazioni, a quelle presbiterali un particolare. Un aspetto non secondario nella vita di un vescovo.
mons. Gino Temporin
Già Rettore del Seminario Minore di Padova