Catechesi. Verificare sì, ma con metodo
Alcuni criteri di cui tener conto: efficacia, efficienza, impatto, rilevanza, sostenibilità e soddisfazione dei destinatari. I dati raccolti, poi, “provocano” le decisioni future. Un progetto, a un certo punto – e non solo alla fine – prevede che si capitalizzi il lavoro svolto e che ci si interroghi se ha raggiunto gli obiettivi auspicati. Così da capire se è necessario eventualmente modificarlo
Entusiasmo, energia, motivazione, curiosità, coraggio, trepidazione e molti altri sono i sentimenti ed emozioni che ci animano quando stiamo per iniziare un nuovo progetto, soprattutto se è generatore di un cambiamento rispetto al passato. Quando invece siamo a metà di un progetto o ci accingiamo a concluderlo per tirare le somme e decidere se continuarlo o apportare delle modifiche, complice forse un po’ di stanchezza, siamo un po’ meno motivati e rischiamo di dedicare meno tempo ed energie a uno degli aspetti che invece risulta cruciale per dare un senso al progetto stesso, ovvero il momento, in itinere o finale, della verifica. Se ne percepisce, forse, l’importanza, ma si è un po’ troppo sbrigativi o superficiali nel metodo con cui la si realizza. La verifica rappresenta invece la fase in cui si capitalizza il lavoro svolto per il futuro, il momento in cui si valuta se il progetto ha raggiunto i risultati auspicati, se è necessario eventualmente modificarlo per meglio adeguarlo alla realtà o per estenderlo ad altri contesti. In estrema sintesi: quando ci si approccia alla verifica di un progetto, si dovrebbe tener conto dei seguenti criteri di valutazione, come suggerito dalla letteratura:
* l’efficacia: i risultati che si sono ottenuti (sia quantitativi che qualitativi) in riferimento agli obiettivi che ci si era prefissati di raggiungere;
* l’efficienza: la valutazione delle energie e delle risorse (umane ed economiche) che si sono spese per raggiungere i risultati;
* l’impatto: gli effetti che il progetto ha avuto sul contesto in cui il progetto è stato realizzato;
* la rilevanza: se gli obiettivi specifici del progetto sono risultati appropriati alla soluzione dei problemi e se dunque il progetto ha risposto effettivamente ai bisogni espressi dal contesto;
* la sostenibilità: quanto dureranno i risultati del progetto? Quanto a lungo continueranno a prodursi anche dopo la conclusione del progetto?
* la soddisfazione dei destinatari: chi ha beneficiato del progetto quale gradimento ha espresso in proposito? Come ha valutato il progetto e tutto il processo messo in campo?
I dati raccolti nella verifica devono poi essere interpretati e giudicati al fine di prendere decisioni in merito al proseguo o meno del progetto. L’analisi “Swot” può orientare ulteriormente il momento della verifica perché aiuta a evidenziare, da un lato i punti di debolezza (Weaknesses) e le minacce (Threats), attuali o possibili, dall’altro le opportunità (Opportunities) e i punti di forza (Strenghts). Infine va sottolineata l’importanza di coinvolgere più soggetti possibili durante la verifica del progetto e quanti hanno contribuito a diversi livelli alla sua realizzazione: i destinatari, i sostenitori, i collaboratori, gli eventuali finanziatori, ma anche persone completamente estranee al progetto. Una chiusura ben gestita del progetto è un’ottima ripartenza e apertura per l’ideazione di uno nuovo.
Barbara Vettorato
Formatrice, Consulente e Coordinatrice di Progetti Aziendali