Avanti con entusiasmo e coraggio. L'incontro di don Ciotti all'Arcella
Giovedì 13 giugno, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti ha incontrato cittadini e associazioni nel patronato della Santissima Trinità. Un passaggio chiave per la vita delle comunità cristiane e civili di una periferia che da anni lavora per crescere
Piccolo, piccolo, piccolo. Lo ripete tre volte con l’intensità e le pause che contraddistinguono il suo modo di parlare. Si sente così, don Luigi Ciotti, davanti alla complessità di questo momento storico in cui il monologo dell’io sta rendendo arida la società. Ma la risposta all’individualismo è il “noi” e lo afferma rivolgendosi ai numerosi presenti che il 13 giugno erano nel patronato della Santissima Trinità, all’Arcella, per ascoltare il suo incoraggiamento.
Tra residenti e diverse associazioni del territorio c’era anche il presidio Libera Matteo Toffanin, nato un anno grazie al prof. Gabriele Toso e a un gruppo di studenti dell’istituto Valle: «La speranza per il domani poggia sulla resistenza dell’oggi e resistere vuol dire esserci, vuol dire fare, anche se s’è un prezzo da pagare – ha detto don Ciotti guardando i giovani – Due aspetti tocco con mano e mi creano inquietudine: la neutralità e i mormoranti, quelli che stanno zitti, ma poi giudicano, sobillano, spettegolano».
Ai tre complici del male, l’indifferenza, il silenzio e l’inerzia, don Ciotti ha indicato tre concrete risposte: la continuità nel compiere tutto questo, la condivisione e la corresponsabilità, cioè collaborare con le istituzioni ma solo se queste sanno agire per il bene. C’è bisogno di coraggio e di entusiasmo, due ingredienti che cittadini e gruppi associativi da diverso tempo stanno approfondendo nell’Arcella, con i suoi quasi 40mila abitanti, le belle commistioni e contaminazioni e le contraddizioni di un mondo multiforme di etnie, età e fedi.
Partendo dalla quotidianità non dalla eccezionalità, dalle periferie sociali e dell’anima, ancora una volta ribadendo il “noi”, seppur piccoli, piccoli, piccoli: «Non dimentichiamoci che l’accoglienza comincia tra di noi, è la base della vita e della civiltà. Una società che respinge, penso agli anziani, ai disabili, ai fragili, ai sofferenti, ai migranti, allontana la fragilità degli altri per non riconoscere la propria fragilità».
Negli sguardi c’è ancora il ricordo della marcia della pace diocesana che a inizio anno, lungo le vie del quartiere, ha portato a conoscenza diversi “fatti di pace” e che ha rafforzato le trame di un vicariato che conta 11 parrocchie. A loro don Ciotti ha chiesto la responsabilità di guidare e accompagnare la gente anche fuori dalle chiese, per non perdersi.
Marco Toffanin aveva poco più di 20 anni quando il 3 maggio 1992 è stato ucciso, vittima di uno scambio di persona. Nel ricordo del suo nome, il presidio scolastico porta avanti l’impegno di aiutare i giovani a riappropriarsi della propria identità e bellezza spesso offuscati da disvalori e illegalità: «Ci diciamo che non siamo soli – conclude Gabriele Toso – ma tanti si sentono ancora isolati nelle personali battaglie che poi sono di tutti. Dobbiamo riaffermare che la giustizia sociale e l’antimafia non è solo una questione di proclami, ma di coscienza. La nostra».