Alla fragilità risponde il cuore. In una parrocchia della città di Padova è stata raddoppiata la cifra del Sostegno sociale parrocchiale
In una parrocchia cittadina la comunità ha risposto in tempi rapidi alla proposta del sostegno sociale parrocchiale. Si sono attivati così due progetti a favore di altrettante famiglie con figli. In più la comunità si sta orientando verso una forma di microcredito.
«Avere un obiettivo specifico aiuta di più la comunità a muoversi. La pandemia ha aperto gli occhi e ha fatto percepire la straordinarietà di questo periodo e la conseguente necessità di intervenire e la comunità ha risposto benissimo alla chiamata». Così spiega il parroco di una comunità di Padova – che volutamente non citiamo per tutelare le persone coinvolte, soprattutto chi vive una situazione di fragilità – la scelta di aderire al Sostegno sociale parrocchiale. In poco tempo la cifra messa a disposizione della Diocesi, attraverso i fondi dell’8 per mille, è stata raddoppiata e continuano ad arrivare piccole gocce. «Abbiamo chiesto di avere maggiore attenzione di sguardo e orecchio per poter intervenire tempestivamente. E abbiamo visto che ci si muove con il cuore».
Partiti a novembre, condividendo la proposta con gli organismi di comunione, si è creata poi una equipe di lavoro formata da cinque persone che hanno il compito di vagliare, valutare, intervenire sui diversi casi, intervistando in maniera strutturata le persone che fanno richiesta al fine di investire in maniera ottimale quanto raccolto. «La difficoltà maggiore – racconta la referente dell’equipe – è intercettare, individuare e poi mettersi in relazione con le situazioni di fragilità. Abbiamo un gruppo Caritas molto attivo e abbiamo lavorato in sinergia chiedendoci: chi contattare? Chi coinvolgere? Abbiamo messo anche locandine negli ambulatori, nelle farmacie o in quei luoghi raggiungibili dai potenziali destinatari».
Due i progetti di accompagnamento individuati dalla parrocchia, entrambi rivolti a nuclei familiari con figli in età scolare. Due esperienze molto diverse, perché per una è stato necessario solo un intervento economico. «Nell’altra famiglia, invece, c’è un capitale umano che non può essere perso – spiega la volontaria – c’è un grande potenziale che va solo accompagnato e che per ora era congelato. Abbiamo messo in campo un aiuto economico, ma soprattutto abbiamo agganciato la famiglia ai servizi sociali, perché non sapeva come muoversi e rischiava di perdere aiuti importanti. Uno dei due genitori seguirà anche un corso per riqualificarsi professionalmente e immettersi poi nel mondo del lavoro. L’aiuto andrà soprattutto per l’istruzione dei figli, molto bravi a scuola. Si ha la bella sensazione che questo progetto sia stato determinante per migliorare la vita di questo nucleo e inoltre la collaborazione con i servizi sociali è stata immediata. C’era un progetto preciso che metteva in chiaro subito gli ambiti di intervento».
Accanto a queste due progetti mirati la comunità si è orientata anche su una forma di microcredito: «Una delicatezza nei confronti delle persone che normalmente non chiedono aiuto, ma in questo anno così difficile si sono trovate in difficoltà» chiarisce la referente. Infatti l’iniziativa prevede che venga dato l’aiuto economico, ma se ci sono poi le condizioni, che venga restituito e così re-impiegato a favore di altre persone in situazione di bisogno.
«Il nostro obiettivo – conclude la volontaria – è operare un cambio di mentalità. Non deve solo essere un aprire il portafoglio, ma ci vuole anche un aprire gli occhi. A noi l’esperienza dell’equipe ci ha costretti a chiederci chi sta bene e chi sta male nella nostra comunità. Questo progetto può essere davvero un’occasione buona per fare un cambio di rotta: la fragilità è variegata, così come lo sono le persone e c’è sempre più bisogno di maggiore coesione e aiuto reciproco».