Abitare, cioè vedere e agire. Le linee programmatiche 2019/2020 dell'Azione Cattolica di Padova
"Lo hai fatto a me": consegnate alle presidenze parrocchiali e vicariali di Ac le linee programmatiche del prossimo anno associativo, che invitano le presidenze parrocchiali e vicariali, impegnate quest'anno nel cammino assembleare, a interrogarsi sul tema dell'abitare
«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me». Queste parole di Gesù, che troviamo nel vangelo di Matteo (25, 31-36), fanno da filo conduttore delle linee programmatiche 2019-20 dell’Azione cattolica di Padova. E sono le stesse che accompagnano l’associazione in tutta Italia! «Cammineremo insieme – sottolinea Francesco Simoni, presidente diocesano di Padova – sulla strada tracciata dalle opere di misericordia che ci affida Gesù, per le quali riceveremo in eredità, come si legge nel brano di Matteo, “il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”. Ma attraverso queste opere siamo invitati, qui e ora, a costruire la città in cui abitiamo. Ecco, quindi, che il verbo individuato a livello nazionale per il prossimo anno associativo è proprio “abitare”. A Padova abbiamo scelto un sottotitolo che lo specifica e lo proietta oltre la città terrena: nel mondo ma non del mondo». Il riferimento è alla Lettera a Diogneto, testo del 2° secolo, in cui si dice, dei cristiani, che «dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo; abitano nel mondo, ma non sono del mondo».
«È un modo paradossale di abitare la città – sottolinea Simoni – Ci si sta in pieno, ma allo stesso tempo si guarda oltre. Si intravvedono segni di bene, ma non ci si riconosce nelle logiche mondane. È uno stile particolare di cittadinanza che, come ci dice Gesù nel brano di Matteo, si fonda su due verbi: vedere e agire. Vedere l’affamato, l’assetato, lo straniero… e agire di conseguenza».
Anche il Vaticano II, nella costituzione pastotale Gaudium et spes, sottolinea come spetti alla coscienza dei cristiani «di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena». «Questa raccomandazione – si legge nell’introduzione delle linee programmatiche 2019-20, Lo avete fatto a me – vale per ciascun uomo e donna, ma è esplicitamente rivolta anche alle forme associate, Azione cattolica di Padova inclusa. Nell’anno in cui il cammino assembleare ci proietta sul futuro e ci invita a progettare l’associazione di domani, intuiamo che è vitale per noi recuperare una attenzione più forte ed esplicita agli ambiti di vita, alla società e al territorio in cui abitiamo. Per raggiungere questo orizzonte la presidenza diocesana propone tre obiettivi, verso cui orientare i progetti che le varie dimensioni dell’associazione svilupperanno in quest’anno: maturare uno stile di cittadinanza attiva; far attenzione a luoghi dove è faticoso abitare; crescere nella capacità di accoglienza».
Un brano evangelico, un verbo, una specificazione e tre obiettivi. Ma non si fermano qui le linee programmatiche dell’Ac di Padova, che da alcuni anni escono in due parti e due momenti diversi: durante l’estate viene consegnato il tema dell’anno alle presidenze parrocchiali, vicariali e ai responsabili; in un secondo momento arriva una seconda parte con i cammini dei settori e dell’Acr. «Quest’anno, poi, ci saranno le indicazioni per il cammino assembleare – continua il presidente – di cui già invitiamo a mettere in agenda una data importante: l’elezione del nuovo consiglio diocesano il 23 febbraio 2020. Prima di questo momento è previsto il rinnovo delle presidenze parrocchiali (ottobre-novembre) e vicariali (dicembre-gennaio). Il cammino assembleare sarà un’occasione importante per interrogarci su che associazione vogliamo essere. Su che città, come Ac, vogliamo abitare. Ma anche su quale Chiesa vogliamo contribuire a costruire, come vogliamo essere significativi nel territorio… Sono questioni su cui si sta interrogando tutta la Chiesa di Padova».
Lo avete fatto a me si arricchisce, per la riflessione, anche di spunti di vita vissuta: «Abbiamo voluto accompagnare i tre obiettivi dell’anno con altrettante testimonianze per dire che… sono possibili! Ecco che Andrea Veronese, formatore degli educatori del vicariato di Selvazzano, oltre che assessore comunale di Rubano dallo scorso giugno, ci racconta la sua esperienza di cittadinanza attiva. Michela Molon, membro del consiglio diocesano di Ac e ministro straordinario della comunione all’ospedale di Schiavonia, ci racconta la fatica di abitare in certi luoghi. Della capacità di accoglienza ci testimonia Massimo Durello, delegato del vicariato Piovese in consiglio pastorale diocesano, che ha vissuto l’esperienza di "aggiungere un posto" alla propria tavola per i richiedenti asilo».
Lo avete fatto a me è occasione di discernimento per le presidenze parrocchiali e vicariali: «A ciascuna realtà – conclude Francesco Simoni – è chiesto di guardare da cosa è “attraversata”, rispetto al tema dell’abitare la città terrena con lo sguardo a quella celeste, e di agire di conseguenza: “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi"».