26 luglio: sant'Anna e san Gioacchino, i "santi nonni" di Gesù
Il 26 luglio la Chiesa ricorda sant'Anna e san Gioacchino, nonni di Gesù. I loro nomi, che ci arrivano dal Protoevangelico apocrifo di Giacomo, sono legati ad un culto molto antico. Anche in Diocesi di Padova la devozione per questi "Santi nonni" è molto diffusa, con presenze artistiche in numerose chiose.
Bene ha fatto il calendario liturgico promulgato da Paolo VI nel 1969 a unificare il 26 luglio la festa di sant’Anna e san Gioacchino (che prima veniva festeggiato il 16 agosto), i genitori di Maria. Ci piace ricordarli uniti nel tenero bacio (sembra sia stato il primo immortalato in un dipinto) che si scambiano davanti alla Porta aurea nell’affresco celeberrimo di Giotto nella cappella degli Scrovegni.
I loro nomi non ci sono tramandati da fonti storiche sicure, ma dal Protoevangelo apocrifo di Giacomo, che anticamente si chiamava Storia della Natività di Maria. Gioacchino e Anna sarebbero due israeliti della tribù di Giuda, benestanti. Riconoscenti a Dio per l’abbondanza di greggi, offrivano al tempio il doppio dei doni obbligatori. Ma la loro sterilità era per gli israeliti segno della maledizione divina. Per ottenere il dono della paternità, Gioacchino si ritirò in una sua proprietà montana dove pregò e digiunò quaranta giorni. Dio ascoltò le preghiere degli anziani coniugi.
Il culto a san’Anna iniziò in Oriente; l’imperatore Giustiniano fece erigere a Costantinopoli una chiesa in suo onore, mentre l’immagine della santa comparve a Roma nella chiesa di Santa Maria Antiqua nel settimo secolo. Bisogna aspettare invece il 1300 per trovare testimonianza del culto a san Gioacchino.
In diocesi la chiesa di Brusadure ha come patroni Gioacchino ed Anna mentre la sola madre della Madonna è titolare di Sant’Anna di Piove di Sacco e di Sant’Anna Morosina. A Fonzaso c’è un tempietto dedicato a sant’Anna costruito nel 1957
L’incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea è raffigurato, oltre che da Giotto, nella scoletta del Carmine da Domenico Campagnola e nella Sala della Carità da Dario Varotari.
L’iconografia più diffosa vede Anna effigiata come una vecchia con accanto la Madonna (vedi la statua ottocentesca di Sant’Anna Morosina eseguita da Giovanni Gasparoni e quella di Solagna, opera settecentesca del rinomato Andrea Brustolon).