25 anni di Casa Santa Chiara. Dal 1994 la struttura delle suore Elisabettine per i malati di Aids e con patologie terminali
Tre appuntamenti a novembre ricordano l’attività venticinquennale di Casa Santa Chiara, hospice presente in città, e vogliono sensibilizzare i cittadini sui temi dell’accoglienza e della cura. Domenica 3 messa col vescovo Claudio Cipolla nella casa madre delle suore Elisabettine e sabato 9 giornata di approfondimento con interventi di esperti. Lunedì 11 novembre una serata all'Istituto S. Antonio Dottore affronta temi come l'arte di morire e il diritto alle cure palliative. Insieme alle suore che lavorano con dedizione all'interno della struttura di via San Giovanni di Verdara, intervengono alle giornate studiosi, professionisti sanitari e volontari; come quelli dell’associazione Valentina Penello onlus che da anni offre assistenza domiciliare al malato oncologico e terminale.
«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». Queste parole di Gesù, riportate nel Vangelo di Matteo, sono la regola d’oro di Casa Santa Chiara, hospice che dal 1994 in via San Giovanni di Verdara a Padova si prende cura di persone malate di Aids e, in tempi più recenti, di malati in fase terminale. Tre appuntamenti organizzati dalle suore francescane Elisabettine, responsabili della struttura, insieme alla Diocesi di Padova e alla onlus Valentina Penello, vogliono celebrare i 25 anni di attività e sensibilizzare la cittadinanza sui temi dell’accoglienza, della relazione, del sollievo e delle cure palliative.
Domenica 3 novembre alle 10 il vescovo Claudio Cipolla presiederà la messa nella chiesa di San Giuseppe all'interno della casa madre delle suore Elisabettine, in via Beato Pellegrino. Sabato 9, nella stessa sede dalle 15.30 alle 17, si terrà una giornata di celebrazione dei 25 anni della casa con testimonianze e approfondimenti a cura di studiosi, professionisti sanitari e religiosi, mentre lunedì 11 novembre, Giornata nazionale per le cure palliative, alle 20.45 all'Istituto Sant'Antonio dottore, ci saranno due interventi, uno della storica dell’arte Luisa Fantinel a tema “L’arte di morire. Un viaggio per immagini nella storia occidentale”; l’altro di Alberto Borin dell’associazione Valentina Penello, che da anni collabora con Casa Santa Chiara, su “Il diritto di tutti alle cure palliative”.
«Quando la diagnosi purtroppo è infausta e la malattia progredisce – riflette la direttrice della casa suor Chiara Carlon (in foto con due operatori sanitari) – l'hospice diventa una delle prospettive migliori; noi facciamo da ponte tra le famiglie e la struttura». A Casa Santa Chiara sono presenti sette posti letto dedicati all'hospice e altri sette alla comunità alloggio per malati di Aids. Vi prestano servizio tre suore elisabettine insieme a professionisti sanitari e volontari. «È importante sottolineare – prosegue Alberto Borin con Elena Licci Tidei, che si occupa di supporto emotivo ai malati e alle famiglie – che l'hospice non è sempre un luogo dove si entra e non si esce più; spesso si riesce a offrire una possibilità di recupero. Abbiamo seguito casi di malati che potevano tornare a casa periodicamente perché avevano ritrovato un equilibrio psico-fisico e relazionale».
In Veneto gli hospice sono poco più di una ventina, sei dei quali nel Padovano: due sono in città, Casa Santa Chiara e l'Oic in zona Mandria, gli altri si trovano a Cittadella, Camposampiero e Montagnana. A questi, si aggiunge l'hospice pediatrico situato in via Ospedale Civile. L’accesso a questa tipologia di strutture avviene, previa valutazione di una commissione multidisciplinare dell'Ulss, su domanda del medico di famiglia o di una struttura ospedaliera.
Info sulla casa: www.casasantachiara.org