Sì alla firma per l’8 per mille, ma occorre fare di più

Uniti nel dono Nel 2023, i sacerdoti in Italia sono stati sostenuti con 517 milioni di euro. Solo l’1,6 per cento dalle offerte deducibili

Sì alla firma per l’8 per mille, ma occorre fare di più

La Giornata di sensibilizzazione alle offerte per i sacerdoti è stata celebrata il 15 settembre in tutte le Diocesi d’Italia. Con Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, riflettiamo – a partire dai numeri – sul valore di questo strumento affidato dal nuovo Concordato alla responsabilità di tutti i fedeli. «Nel 2023, per mantenere i circa 32 mila sacerdoti a servizio delle Chiese che sono in Italia sono stati necessari quasi 517 milioni di euro. Le offerte deducibili raccolte nell’anno sono state 8 milioni e 392 mila euro, che quindi hanno coperto quel fabbisogno solamente per l’1,6 per cento».
Meno del 2 per cento! E il resto di quel denaro da dove è arrivato?
«Il rimanente arriva dai redditi degli Istituti diocesani, dalle remunerazioni proprie dei sacerdoti (che magari insegnano, o lavorano in ospedale) e dalle parrocchie o altri enti ecclesiastici. Più del 70 per cento di quella cifra, però, è stata coperta dai fondi dell’8 per mille, l’altro strumento che, insieme alle offerte deducibili, la legge 222 del 1985 ha messo a disposizione dei contribuenti italiani per sostenere la Chiesa».
Senza l’8 per mille sarebbe un problema anche il sostentamento dei sacerdoti.
«È proprio così. Ed è anche per questo – ma non solo – che bisogna assolutamente porre un freno al calo delle firme che da un ventennio sta assottigliando la percentuale di quanti scelgono la Chiesa cattolica per la destinazione dell’8 per mille. Siamo passati dal 90 per cento dei firmatari del 2004, a meno del 70, e questo dato rischia di penalizzare innanzitutto le moltissime opere di carità che la Chiesa cattolica porta avanti nel nostro e nei paesi più poveri del mondo, e poi la conservazione di quell’immenso patrimonio architettonico e artistico che ha sempre dato un contributo decisivo nel rendere la nostra Italia l’angolo più bello del pianeta».
Qual è, dunque, il suo appello ai fedeli?
«L’invito, accorato e forte, è innanzitutto quello alla firma per l’8 per mille e alla sensibilizzazione affinché anche altri firmino, specialmente quelle persone (per lo più anziani) che non hanno più l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi ma conservano comunque il loro diritto di scelta. Ma l’invito che faccio non è rivolto solo ai fedeli ma a tutte le persone di buona volontà, che certamente si accorgono di quanto bene venga realizzato dalla Chiesa cattolica attraverso le sue mille attività solidali, grazie anche al dono totale di sé che i sacerdoti continuano a fare, seguendo la propria vocazione».
È per questo che continuate a chiedere anche le offerte deducibili, oltre alle firme per l’8 per mille?
«In realtà la promozione delle offerte deducibili – proprio come quella delle firme per l’8 per mille – è prevista dalla legge 222 del 1985, che ha preso atto di quanto l’anno prima era stato sottoscritto dalla Repubblica italiana e dalla Chiesa cattolica col nuovo Concordato. Il motivo principale, però, per cui continuiamo a promuovere le offerte, nonostante il loro contributo così poco incisivo al fabbisogno del sostentamento del clero, sta nel valore simbolico e pastorale che ogni offerta conserva. Anche la più piccola. Mettere mano al portafoglio per contribuire al sostentamento della Chiesa, infatti, vuol dire anche riconoscere tutto il bene che i sacerdoti fanno per noi, ogni giorno, e ricordarci che sono affidati a noi, esattamente come la cura delle comunità cristiane è affidata a loro. Per questo il sito per la promozione delle offerte si chiama unitinel dono.it Sovvenire alle necessità della Chiesa rimane un dovere di chi si professa cristiano e donare è semplice e sicuro, e si può fare anche direttamente dal sito, con pochi click. La firma per l’8xmille è indispensabile ma tutti possiamo, e dobbiamo, fare un passo di più. È il gesto che conta, non l’importo.

Stefano Proietti

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