La Chiesa di Lamezia verso il Giubileo: speranza, liberazione, impegno

Due iniziative della diocesi di Lamezia Terme in vista del Giubileo: al via il terzo anno della scuola biblica diocesana, quest'anno nel solco della “Spes non confundit”, e tre incontri formativi aperti a chi vuole avvicinarsi all’impegno civile, culturale e politico. Ne abbiamo parlato con il vescovo, mons. Parisi

La Chiesa di Lamezia verso il Giubileo: speranza, liberazione, impegno

Speranza e liberazione. Essere “pellegrini di speranza” con quel dinamismo indicato da Papa Francesco nella Bolla d’Indizione del Giubileo 2025, “Spes non confundit”: una speranza che chiede al credente di mettersi in cammino, di essere presenza attiva nella storia.

Con questo approccio, nel conteso dell’anno giubilare, la chiesa di Lamezia Terme si prepara a intraprendere per il terzo anno consecutivo la scuola biblica diocesana, il percorso formativo voluto dal vescovo, mons. Serafino Parisi, per rimettere la lettura della Parola di Dio al centro della vita dei credenti e della comunità e promuovere un approccio critico allo studio del testo biblico. Il tema scelto per il terzo anno della scuola, ΄Liberazione e presenza dei credenti nella storia΄, richiama la tematica giubilare a partire dalle Scritture e alla sua attualizzazione nell’oggi, in un presente in cui, come scrive Papa Francesco, “i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza”. Accanto alla scuola biblica e alla scuola dei ministeri, l’anno pastorale della diocesi lametina propone anche tre incontri formativi per i credenti impegnati o che desiderano avvicinarsi all’impegno civile, culturale e politico. Perché, anche in questi ambiti, sottolinea il vescovo, “il credente è chiamato ad essere costruttore di speranza. Anche sul terreno dell’impegno politico, oggi sempre meno attrattivo per i cittadini: dal numero di elettori in costante decrescita al sempre minor numero di cittadini, soprattutto tra i giovani, che scelgono di impegnarsi in prima persona”. Tre gli incontri in programma per il forum di dottrina sociale sulla Pòlis: l’8 novembre con il professore Luca Diotallevi, il 29 novembre con l’avvocato Eugenio Scagliusi, il 20 dicembre con il professore Matteo Truffelli.

“L’anno giubilare, come concepito nella Bibbia, è un anno di grazia e di liberazione da tutte le schiavitù”, dichiara al Sir mons. Parisi commentando il tema scelto per l’edizione 2024-2025 della scuola biblica. “Si tratta di caratteristiche bibliche che hanno ricadute nella storia dentro il nostro contesto contemporaneo. Pensiamo alle tante vecchie e nuove forme di schiavitù, anche nel nostro mondo occidentale: il lavoro sottotutelato, lo sfruttamento, i diversi meccanismi di ricatto economico che opprimono le persone e che sono contrarie alla dignità dell’uomo. Penso alla schiavitù sociale, politica, culturale. Anche una certa ‘schiavitù religiosa’ cioè quelle forme di chiusura in una dimensione intimistica della fede che invece deve rendere ‘instabili’, cioè fondati stabilmente sulla fedeltà di Dio, ma sempre in cammino. Come comunità credente, come Chiesa, possiamo e dobbiamo dire la nostra, dobbiamo annunciare alla realtà di oggi la Parola che libera l’uomo dalle catene e ridona libertà e gioia. Ed è la Parola di Dio”.

Mons. Parisi, liberazione, speranza, presenza dei credenti nella storia: come si uniscono questi tre temi alle Sacre Scritture?

Il cristiano non vive in una dimensione eterea, ma dentro la storia.

É il messaggio che ci viene consegnato dal mistero dell’Incarnazione, “il Verbo si è fatto carne”. Siamo chiamati ad essere presenti nella storia e nell’umanità di oggi con una presenza qualificata e competente, con la forza che ci viene dal Vangelo. La Parola di Dio, letta con il metodo critico, illumina i credenti rispetto al loro agire nella storia e, al tempo stesso, stimola e sta stimolando interrogativi fondamentali anche in tante persone non credenti e in ricerca. Lo stiamo registrando in questi tre anni di scuola biblica qui a Lamezia

Di quale liberazione, di quale speranza ha bisogno un territorio come quello lametino e, in generale, del Mezzogiorno?
Sicuramente una liberazione dalla condizione di bisogno che ancora, dopo oltre mezzo secolo, continua ad attanagliare le nostre esistenze personali e comunitarie, a desertificare i nostri territori: penso all’emigrazione giovanile, ormai diretta addirittura verso l’estero. Ma

il nostro territorio ha bisogno di liberarsi anzitutto da quei meccanismi di ricatto sociale, culturale ed economico che opprimono le persone, che scambiano i diritti per favori e mortificano la dignità delle persone. E in questo cammino di liberazione i credenti possono e devono incidere.

Come essere pellegrini di speranza nel contesto dell’impegno culturale e politico?
L’annuncio di noi credenti è uno solo: il Cristo morto e risorto. Anche di fronte alla “tomba” delle mancate opportunità, la Resurrezione di Cristo ci dice che è possibile far nascere la vita dalla morte e attraverso la morte. Dipende da noi, se restiamo fermi a guardare al passato oppure se vogliamo correre verso futuro. Facciamo entrare nella nostra vita il principio della Resurrezione di Gesù, l’azione forte della speranza. Cominciamo concretamente, con il nostro impegno, ad organizzare la speranza e riacquistiamo il desiderio di essere protagonisti della storia presente e del futuro.

Salvatore D’Elia

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Fonte: Sir