Il Regno di Dio è come... Due parabole legate alla vita dei campi, vicine alla vita di tutti i giorni delle persone
Il Vangelo, dice Francesco, ci chiama a "uno sguardo nuovo su noi stessi e sulla realtà".
Due parabole legate alla vita dei campi, vicine alla vita di tutti i giorni delle persone che lo ascoltano, per parlare del Regno di Dio; come dire, “anche le cose di ogni giorno, quelle che a volte sembrano tutte uguali e che portiamo avanti con distrazione o fatica, sono abitate dalla presenza nascosta di Dio”. Papa Francesco commenta il Vangelo della domenica e dice che non bisogna lasciarsi vincere dalla “zizzania della sfiducia”, perché Dio è sempre all’opera nel mondo. Angelus nel quale rivolge un pensiero alle popolazioni del Tigrai, regione tra Etiopia e Eritrea, colpite dalla guerra e dalla carestia, lancia un forte appello contro la piaga del lavoro minorile e torna sul dramma delle migrazioni: “il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande dell’Europa”.
Due parabole, due immagini – “facili da capire…immagini della realtà, della vita quotidiana” – per il Regno di Dio: il seme che cresce, e il granello di senape. Tema centrale, il Regno, nella predicazione di Gesù: non tanto e non solo proclama la sua esistenza, ma lo rende vicino alle donne e agli uomini del suo tempo, e di tutti i tempi. Nel racconto di Marco la prima parabola evidenzia il fatto del seme che cresce, come dire, senza che il contadino se ne occupi: la sua semina va oltre le sue quotidiane fatiche, e i frutti arriveranno, per questo pone la sua fiducia nella forza del seme e nella bontà del terreno. Il granello di senape è storia simile, nella sua diversità: è il più piccolo di tutti i semi, ma da vita alla “più grande di tutte le piante dell’orto”, scrive l’evangelista. In queste parabole c’è tutta la consapevolezza della nostra impotenza, della nostra piccolezza: la certezza di chi non confida nella propria forza.
Come non chiederci, allora, cosa fare, nella nostra apparente impotenza, di fronte ai grandi problemi, alle difficoltà che vediamo, e ai quali non sappiamo dare una risposta, anche immediata. Ancora una volta il tempo non è quello che noi concepiamo; ce lo dice la lentezza della crescita del seme. Noi vogliamo tutto e subito, il contadino semina e sa attendere il trascorrere delle stagioni, sa che verrà il tempo della mietitura. È il “miracolo dell’amore” che fa germogliare e crescere ogni seme, ed è proprio questo, diceva Papa Benedetto, che “ci fa essere ottimisti nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male”.
Il granello di Senape. A volte “il frastuono del mondo, insieme alle tante attività che riempiono le nostre giornate, ci impediscono di fermarci e di scorgere in quale modo il Signore conduce la storia”, evidenzia il Papa; ma nello stesso tempo il granello di senape ci rivela che “Dio è all’opera, al modo di un piccolo seme buono, che silenziosamente e lentamente germoglia”. Con questa parabola, afferma Francesco, “Gesù vuole infonderci fiducia. In tante situazioni della vita, infatti, può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male”.
Sembra quasi che il Signore ci dica di non avere paura perché non si fanno cose grandi dall’alto della potenza e grandezza: lui privilegia il “piccolo”, l’ultimo. E lo leggiamo in continuazione: chi vuole essere il primo sia schiavo di tutti; beati i poveri, i miti. Insomma, chi si fa piccolo e umile produce frutto, perché la logica di Dio non è la stessa logica umana: sceglie la debolezza per affermare l’energia dell’amore e privilegia i deboli, i malati, i piccoli e gli esclusi per manifestare la straordinaria forza della misericordia.
Nelle situazioni della vita “può capitare di scoraggiarci, perché vediamo la debolezza del bene rispetto alla forza apparente del male”, afferma Francesco; possiamo lasciarci paralizzare dalla sfiducia quando ci siamo impegnati, ma i risultati non arrivano e le cose sembrano non cambiare”. Il Vangelo, dice il vescovo di Roma, ci chiama a “uno sguardo nuovo su noi stessi e sulla realtà; chiede di avere occhi più grandi, che sanno vedere oltre le apparenze, per scoprire la presenza di Dio che come amore umile è sempre all’opera nel terreno della nostra vita e in quello della storia”. Atteggiamento prezioso, dice il Papa anche “per uscire bene dalla pandemia. Coltivare la fiducia di essere nelle mani di Dio e al tempo stesso impegnarci tutti per ricostruire e ricominciare, con pazienza e costanza”.