Gesù ci aiuta ad affrontare le difficoltà. Il Signore non ci lascia soli nella barca, “non si arrende nemmeno di fronte alla nostra infedeltà”

La barca è l’immagine della Chiesa e la navigazione è invito a andare sempre oltre noi stessi, raggiungere altre terre, incontrare altri popoli

Gesù ci aiuta ad affrontare le difficoltà. Il Signore non ci lascia soli nella barca, “non si arrende nemmeno di fronte alla nostra infedeltà”

Gesù ha appena terminato di raccontare alle folle, attraverso le due parabole del seme e del granello di senape, che cos’è il Regno di Dio, e l’importanza di ascoltare la parola che ci aiuta a comprenderlo, e Marco descrive, nel suo Vangelo, la scena che si vive sulle rive del mare di Galilea, e che conclude con poche parole: “passiamo all’altra riva”.

L’evangelista ci dice che, venuta la sera e congedata la folla, i discepoli lo presero nella barca. Ma è notte e la paura di una navigazione al buio deve aver toccato la mente dei suoi e di quanti lo seguirono. E la traversata a un certo punto diventa davvero un’impresa ardua: c’è tempesta, la barca si riempie d’acqua. La notte, la paura e il Signore che dorme tranquillo a poppa della barca. Lo svegliarono e gli dissero: “maestro non t’importa che siamo perduti?”

Innanzitutto, soffermiamoci sulla barca che attraversa il lago per raggiungere l’altra riva. La barca è l’immagine della Chiesa e la navigazione è invito a andare sempre oltre noi stessi, raggiungere altre terre, incontrare altri popoli, allargare i nostri stretti orizzonti. Nel Vangelo di Marco l’altra riva è la riva dei pagani, in quella Galilea delle genti.

E in questa nostra traversata, tra momenti di tempesta, paure e dubbi, nella barca dobbiamo prendere con noi Gesù. È Benedetto XVI che facendo memoria dell’apertura del Concilio Vaticano II, l’11 ottobre 2012, ha utilizzato l’immagine della barca: “abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella chiesa, che la barca della chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: il Signore dorme e ci ha dimenticato”. Ma il Signore non ci dimentica. Così nella barca con i discepoli calma il vento e placa le onde, e dice ai suoi: “perché avete paura? Non avete ancora fede?”.

Mette alla prova questi esperti marinai, Gesù; e quando si scatena la bufera, ricorda Papa Francesco all’Angelus, “con la sua presenza li rassicura, li incoraggia, li incita ad avere più fede e li accompagna oltre il pericolo”.

Ma perché si comporta così, si chiede Francesco? “Per rafforzare la fede dei discepoli e per renderli più coraggiosi” risponde il Papa, “più consapevoli della potenza di Gesù e della sua presenza in mezzo a loro, e dunque più forti e più pronti ad affrontare gli ostacoli, le difficoltà, compresa la paura di avventurarsi ad annunciare il Vangelo”.

Altra immagine, la tempesta. Sono i tempi difficili in cui ci sentiamo perduti, incapaci di trovare risposte alle tante domande che affollano la nostra mente nel vedere le tragedie dei morti in mare, le guerre che uccidono, l’insignificanza della vita umana, e la pace che continua a essere lontana in Ucraina, Palestina, Gaza, Israele e nord del Congo. “Preghiamo per la pace” dice il Papa nelle parole che pronuncia dopo l’Angelus; chiede per l’Ucraina, “che soffre tanto, che sia la pace! Lo Spirito Santo illumini le menti dei governanti, infonda in loro saggezza e senso di responsabilità, per evitare ogni azione o parola che alimenti lo scontro e puntare invece con decisione a una soluzione pacifica dei conflitti. Ci vuole negoziazione”.

Terza immagine, il Signore che dorme. Ricordando le parole di Papa Francesco possiamo dire che il Signore non ci lascia soli nella barca, “non si arrende nemmeno di fronte alla nostra infedeltà”; nell’eucaristia ci riunisce attorno a sé, ci dona “la sua parola e ci nutre con il suo Corpo e il suo Sangue, e poi ci invita a prendere il largo, per trasmettere a tutti quello che abbiamo sentito e condividere con tutti quello che abbiamo ricevuto, nella vita di ogni giorno, anche quando è difficile”.

Gesù non ci risparmia le contrarietà, afferma il vescovo di Roma, ma “senza mai abbandonarci, ci aiuta ad affrontarle. Ci fa coraggiosi. Così anche noi, superandole con il suo aiuto, impariamo sempre più a stringerci a lui, a fidarci della sua potenza, che va ben oltre le nostre capacità, a superare le incertezze e le esitazioni, le chiusure e i preconcetti, con coraggio e grandezza di cuore”.

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Fonte: Sir