Comunicare speranza: un cammino da rinnovare nel Giubileo

Nel Giubileo del mondo della comunicazione c’è il rischio che entusiasmo e frenesia eclissino il senso autentico dell’evento. Eppure, la riunione di migliaia di operatori a Roma rimette al centro la Parola come bussola del servizio. Nell’era delle redazioni h24, occorre uno spazio di riflessione personale e comunitaria. Essere pellegrini di Speranza significa narrare il mondo con uno sguardo aperto alla redenzione e al bene

Comunicare speranza: un cammino da rinnovare nel Giubileo

Il rischio concreto quando si vivono giorni come quelli che ci attendono in occasione del Giubileo del mondo della comunicazione è che l’emozione del momento storico e la frenesia degli appuntamenti mettano in secondo piano il significato profondo della proposta.
Guardando a quanto stiamo per vivere in quello che si propone come il primo grande evento dell’Anno Santo 2025, mi pare oltremodo significativo il convenire stesso a Roma di migliaia di operatori della comunicazione da tutto il mondo per rispondere alla chiamata di papa Francesco.
I ritmi che le notizie impongono alla vita delle nostre redazioni, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno troppo spesso non lasciano spazio alla possibilità per ciascuno di noi di ritagliarsi uno spazio per la riflessione personale e per ripensare alle modalità con cui svolge la propria diakonia nel complesso mondo dell’informazione. Certamente gli strumenti massmediali viaggiano ormai sempre con noi permettendoci di rimanere connessi in ogni luogo ed in ogni momento però questo voler essere presenti sulla tomba dell’apostolo Pietro, varcando la Porta Santa, ci dice che non abbiamo dimenticato che la bussola del nostro ministero di servizio nella Chiesa con le parole è la Parola.

Spegnere, anche se solo per qualche giorno, le luci dei monitor che illuminano perennemente le nostre redazioni per ritrovarsi insieme, sottolinea che abbiamo ancora davvero tanto bisogno di sentirci popolo di Dio in cammino nella storia per ritrovare proprio nella Parola e nell’incontro con il vescovo di Roma, nuova linfa capace di alimentare la nostra speranza. E quello di noi comunicatori è un mondo che troppo spesso si trova a confrontarsi ed a dover raccontare con le miserie del mondo: situazioni in cui è davvero difficile continuare ad essere testimoni di Colui che è la nostra Speranza.

All’Angelus di domenica 24 dicembre 1989, san Giovanni Paolo II sottolineava come ogni credente sia chiamato ad essere parte attiva nell’opera della Speranza: “Abbiamo la certezza che la nostra speranza non sarà delusa: Cristo stesso si fa garante del suo definitivo compimento. Egli, tuttavia, vuole farci partecipare attivamente all’opera intrapresa con la sua venuta nel mondo: vuole che alla Redenzione collaboriamo anche noi. Il credente attende tutto da Cristo e, ciò nonostante, si impegna come se tutto dipendesse da lui”.

È un cambio di prospettiva dirompente: farsi pellegrini di Speranza per collaborare all’opera della Speranza.

Certamente, però, tutto questo ci sollecita ad un impegno ancora maggiore per fare del nostro giornalismo un segno di Speranza. La strada ce l’ha ricordata Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali 2020 invitandoci ad “avvicinarci ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi, con lo sguardo del Narratore, l’unico che ha il punto di vista finale” ben sapendo “che nessuno è una comparsa sulla scena del mondo e la storia di ognuno è aperta ad un possibile cambiamento” ed essendo consci che “anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio”.
Ecco allora che le prossime giornate giubilari possono diventare una sosta salutare al pozzo di Sichem, il luogo dove il Signore ci attende per confrontarsi, faccia a faccia, con ciascuno di noi e per chiederci ragione del nostro impegno da comunicatori della Speranza.

Mauro Ungaro

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir