Chiesa nel mondo

"Amate il mondo, amate gli uomini e le donne, soprattutto se sono spogliati dell’abito della festa. Siate delle grandi sognatrici, ma sognate con i piedi per terra per ascoltare chi grida dal dolore". Lo ha detto ieri a Roma il card. Francesco Montenegro, membro della Congregazione delle cause dei santi e del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, nel corso della celebrazione della professione perpetua di 18 suore appartenenti all’ordine delle Missionarie della carità. Le suore, provenienti da ogni parte del mondo, sono giunte a Roma per la celebrazione e detto il loro “Sì” sono ripartite verso le “periferie del mondo”. Quelle periferie tanto care a Santa Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della carità

Celebriamo l'Immacolata accompagnati anche dall’esperienza del Sinodo e della sinodalità, volute da papa Francesco come “chiavi di volta” del cammino di ripresa che attende le famiglie umane e la loro “casa comune” che è il nostro pianeta. In questo contesto, guardare a Maria e alla santità radicale che ha illuminato ed illumina, attraverso il libero dialogo della Grazia e della fede, ogni fibra del suo corpo e della sua anima, così come della sua storia passata e di oggi, continua ad essere un fatto di grande significato.

“Ricevere grandi saluti, onori e complimenti a volte rischia di suscitare vanto e presunzione. Ricordiamo che Gesù non è tenero con chi va alla ricerca dei saluti nelle piazze, dell’adulazione, della visibilità. Maria invece non si esalta, ma si turba; anziché provare piacere, prova stupore. Il saluto dell’angelo le sembra più grande di lei. Perché? Perché si sente piccola dentro, e questa piccolezza, questa umiltà attira lo sguardo di Dio”. 

Dopo il suo ampio e appassionato discorso, con ripetuti appelli ad affrontare la questione migratoria partendo dalla capacità di guardare ai volti dei rifugiati, il Papa a Lesbo ha visitato alcune abitazioni del “Reception and Identication center”, camminando  a piedi tra i container bianchi che ospitano migliaia di persone, nell’area  attrezzata per l’accoglienza.

“Chiusure e nazionalismi – la storia lo insegna – portano a conseguenze disastrose”.  A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, durante l’incontro con i rifugiati a Lesbo. Infatti, “la ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l’assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessarie per la costruzione della pace”, ha ricordato Francesco sulla scorta del Concilio: “È un’illusione pensare che basti salvaguardare se stessi, difendendosi dai più deboli che bussano alla porta.