Arino. Don Doriano Carraro, prete della diocesi di Siena, ha dedicato non solo il suo ministero, ma anche la sua casa natale, ai più poveri. Così è nata la Casa della Speranza, gestita dall'associazione Il Portico. L'accoglienza dei migranti parte dalla lingua, poi lo studio, la patente e i tirocini. Chi li assume è molto contento. Nessuno rimane indietro
Di origini longobarde, Arino prende nome da un antico baluardo, la torre Da Rin. Le prime notizie della chiesa risalgono al 1077. Nei secoli alla parrocchiale venne più volte messa mano, l'ultima col radicale restuaro del 1966-68.
L'altar maggiore della chiesa di Arino è ornato da un bel ciborio di ascendenza barocca. Nel presbiterio, da ammirare la tela settecentesca di san Michele arcangelo che combatte satana, opera di Giuseppe Tirabosco.
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Come da tradizione, al termine della messa di mezzanotte del 24 dicembre, Arino inaugura il suo presepe. E il cuore va a Norcia.
Domenica iniziano sei giorni di festa per la comunità di Arino di Dolo, riunita per celebrare il santo patrono san Michele arcangelo. Sei giorni di festa per sperimentare la gioia della convivialità e per ritrovare la propria storia nel ricordo ancora vivo e tangibile della guida di don Igino Maroso.
In queste settimane si sfrutta il periodo della chiusura estiva per mettere mano all’edificio parrocchiale: i lavori si svolgono quasi tutti all’interno e nel sottotetto, e termineranno prima che le scuole riaprano. Verrà recuperato anche l’ex alloggio delle suore per ampliare gli spazi a disposizione dei bambini e delle attività didattiche.
«Non si sono ancora fermate le lacrime per ciò che è avvenuto lo scorso anno. E queste lacrime le ho viste. A volte sono lacrime di dolore, a volte sono segno di paura, altre sono di rabbia, perché sembra che sia impossibile affrontare le situazioni con le proprie energie. Ma in mezzo alle lacrime ci sono anche tanti sorrisi per essersi scoperti comunità». Sono parole del vescovo Claudio Cipolla che, domenica 10 luglio, ha visitato le zone della riviera del Brenta colpite dal violento tornado della scorsa estate.
La visita del vescovo Claudio, domenica 10, per fare memoria di quanto è accaduto un anno fa e guardare con occhi nuovi passato, presente e futuro, si inserisce in una due giorni di eventi e manifestazioni. «Dal vescovo ci attendiamo che dia visibilità alle famiglie colpite e che ancora si trova in difficoltà. Chi aveva l’assicurazione ha potuto fare qualcosa, altri no». Però in molti hanno avuto fiducia nelle Caritas parrocchiali, le uniche ad aver raccolto delle risorse finora. Eppure le famiglie colpite non hanno mai pensato solo a se stesse, ma è nata una rete significativa di relazioni umane.