Sinodo sulla famiglia/2 * Il matrimonio secondo la legge naturale
Continuano gli approfondimenti a partire dal questionario voluto da papa Francesco in vista del sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia. Il secondo blocco di domande preso in esame, sempre da mons. Trentin, è “sul matrimonio secondo la legge naturale”.
Per cogliere il senso cristiano del matrimonio e della famiglia la chiesa cattolica ha sempre fatto riferimento oltre che alla parola di Dio, attestata dalla Sacra Scrittura, anche alla cosiddetta legge naturale. Molti documenti del magistero su questo tema – si pensi soltanto a uno di questi, la Humanae vitae – si appellano nella loro argomentazione proprio alla legge naturale. Di qui l’attualità e la rilevanza della seconda serie di domande del questionario che interpellano pastori, teologi e fedeli proprio su questo concetto e il posto che occupa nella cultura contemporanea. Sul concetto di legge naturale pesano interpretazioni molto diverse e spesso divergenti che affondano le radici su presupposti e precomprensioni che oscillano da un estremo all’altro.
Il concetto di "legge naturale". Vi è chi lo interpreta a partire da paradigmi fisico-biologici e chi in senso più metafisico-spirituale. In un caso come nell’altro se ne riduce notevolmente la rigorosità etico-argomentativa e di conseguenza la praticabilità. Così che molti autori oggi preferiscono non utilizzarlo affatto o quantomeno fare riferimento, se non ad altri paradigmi, certo a termini o espressioni meno equivocabili e più comprensibili. Il concilio Vaticano II parla di legge divina, morale, ecclesiastica, non di legge naturale. E la Gaudium et spes (n. 46) introduce l’espressione “esperienza umana” invitando tutti ad affrontare i problemi della chiesa nel mondo contemporaneo “alla luce del vangelo” e appunto dell’“esperienza umana”.
Questo che significa? Che sulla legge naturale abbiamo guadagnato un concetto più dinamico, che ne fa l’insieme delle esperienze e delle riflessioni convergenti di un determinato tempo e luogo. Un insieme di valori e di conoscenze soggetto all’evoluzione culturale cui è soggetta la natura umana stessa, tanto più rilevabile quanto più si ha a che fare con situazioni e istituzioni di ordine storico. La questione pertanto che si pone è se il matrimonio e la famiglia siano qui e ora definibili essenzialmente come potrebbero essere altrove o in un altro tempo.
Sembra ormai acquisito che l’umanità nella realtà e complessità delle sue funzioni essenziali – e il matrimonio e la famiglia certamente lo sono – è soggetta a processi molto dinamici di perdita e assunzione di valori e conoscenze che non ci consentono di definire una volta per tutte la natura del matrimonio e della famiglia senza passare attraverso una mediazione culturale. Senza cioè interrogare di volta in volta la cultura nella quale siamo inseriti e da cui attingiamo valori e conoscenze in base alle quali affrontiamo e risolviamo i problemi pratici della vita.
Questione di vocazione. Matrimonio e famiglia, sotto questo profilo, sono certamente tutto quello che ci dicono i biologi, gli psicologi, i sociologi, gli antropologi, i teologi, ma nella loro realtà più profonda corrispondono all’esperienza personale di una chiamata – i credenti parlano di vocazione – ad aprirsi al dialogo e all’accoglienza dell’altro. Che corrisponde poi, nella tradizione cristiana, al grande comandamento dell’amore. Dove per amore s’intende sentimento, affetto, innamoramento, ma anche rispetto dell’altro, stima, buona educazione, solidarietà, amicizia, disponibilità al dono, al perdono. E se necessario sacrificio e rinuncia a far valere determinati bisogni, interessi, valori, nel momento in cui entrano in conflitto con altri più alti, fondamentali o urgenti.
L’amore, come si può intuire, è un’esperienza profonda, complessa, spesso conflittuale, nella quale la persona in un atto risolutivo del suo destino si decide per un sì o un no fondamentalmente libero che la porta ad accogliere oppure a respingere chi bussa alla porta della relazione e chiede di entrare. Questo in ultima analisi è ciò che la legge naturale – se proprio si vuole usare questa espressione – ci dice di irripetibile e perennemente valido anche sul matrimonio e la famiglia.
Come poi questa decisione si cali nelle singole situazioni e istituzioni e si traduca in norme di condotta, di comportamento, la natura non ce lo dice espressamente. Lo dobbiamo cercare e scoprire noi a partire dalla cultura di un determinato tempo e luogo. Che diventa in tal modo eticamente rilevante, anche se non dobbiamo mai identificarla con la legge naturale e tanto meno con la parola di Dio.