Volontariato e natura, un binomio di successo
A fine anno, il Csv di Padova presenterà il suo secondo rapporto in cui mapperà anche tutte le realtà non profit e reti di cittadini che si prendono cura dei beni comuni. Emanuele Alecci, presidente del Csv di Padova: «Da questa analisi sta inoltre emergendo un settore di nuove associazioni padovane impegnate in attività legate a nuove forme di economia e in particolare all’economia “verde”, attenta al consumo di suolo e delle risorse naturali, allo sviluppo e al turismo sostenibile».
La primavera è tempo di rinascita e di vitalità, di scampagnate e di voglia di nuove progettualità e per questo è periodo fertile anche per iniziare un’attività di volontariato o scoprire le molteplici attività proposte dalle associazioni del territorio per vivere con pienezza la bella stagione.
Per stuzzicare la “voglia di volontariato” il Csv Padova dimostra, con dati alla mano, il benessere generato dall’impegno per l’altro e gli effetti positivi del vivere all’aria aperta, credendo fortemente che la somma di questi due aspetti aumenti notevolmente la qualità della vita di ciascuno. Andando con ordine si parte dalla prima considerazione: “fare il bene fa bene”.
Il detto è confermato dall’analisi del volume di ricerca Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni (a cura di Riccardo Guidi, Ksenija Fonovic, Tania Cappadozzi, Il Mulino, 2016), che evidenzia come la quantità del volontariato aumenta la qualità della vita. In particolare, i punteggi più alti di soddisfazione sono registrati dai volontari attivi da oltre 10 anni e da quanti si impegnano in più di un’associazione.
Al massimo risulta il benessere dei volontari over 65 anni, il 50,4 per cento dei quali si dichiara molto soddisfatto della propria vita. Un risultato importante per i 6,63 i milioni di italiani (12,6 per cento) che si impegnano gratuitamente per gli altri o per il bene comune all’interno di organizzazioni (4,14 milioni, 7,9 per cento) o individualmente (3 milioni, 5,8 per cento). Anche la seconda affermazione, ovvero che “vivere all’aria aperta fa bene”, non è una novità. Le ricerche in questo caso abbondano e se ne possono citare almeno tre significative per il Csv di Padova.
Eeva Karjalainen, dell’istituto finlandese di Metla, in occasione del congresso sulle foreste mondiali di Seoul del 2010 ha definito il cosiddetto “effetto foresta”, dimostrando come il contatto con la natura faciliti la normalizzazione di pressione, ritmo cardiaco, tensione muscolare e scompensi dovuti a stress, rinforzando il sistema immunitario. Stare a contatto con la natura può avere effetti proficui anche sulla creatività. Atchley e colleghi (2012) hanno condotto il loro studio mostrando come l’immersione nella natura e la completa assenza di tecnologia hanno incrementato la creatività e l’abilità di risolvere problemi del 50 per cento.
Infine, una ricerca del 2014 (Whear e altri) ha dimostrato che la presenza di aree verdi in cliniche e ospedali può procurare benefici terapeutici, in particolare a coloro che soffrono di demenza. Questi dati e ricerche sono confermate da chi, ogni giorno, sperimenta il valore e il potere dell’impegno volontario, a maggior ragione se all’aria aperta.
L’esperienza di Anteas Padova
Amerigo Lissandron, presidente dell’Anteas provinciale di Padova che tra poco compirà 20 anni di attività nel territorio provinciale, racconta la sua esperienza.
«Il coordinamento Anteas raggruppa più di 50 associazioni, con 8 mila soci di cui 1.100 volontari attivi, con un’età media di 65 anni con punte di 40enni e 85enni. Le attività delle associazioni Anteas sono molteplici, principalmente in ambito sociale e di assistenza alla persona, ma fondamentale per tutte è affiancare proposte di attività ricreative e di socializzazione. Si va dall’attività dei nonni vigile alla manutenzione del verde pubblico, dai soggiorni climatici alle gite fuori porta. Queste attività hanno per noi di Anteas un alto valore sociale, perché hanno dimostrato di avere un impatto fondamentale nel favorire il mantenimento della vita attiva e il miglioramento della qualità della vita dei nostri associati».
Molte testimonianze positive vengono inoltre dalle associazioni e cooperative sociali che si occupano di persone con disabilità e che spesso “utilizzano” la natura come strumento terapeutico, attraverso orti sociali, cura del verde e coltivazione di piante. Infine, le attività agricole divengono spesso occasione di integrazione e accoglienza. Alcune esperienze sono raccontate negli articoli di approfondimento in questa pagina.
Emanuele Alecci, presidente del Centro servizio volontariato provinciale di Padova, mostra un altro lato interessante del binomio volontariato-natura.
«In occasione del secondo report del volontariato padovano che presenteremo a fine anno, stiamo facendo un importante lavoro di mappatura di tutte quelle realtà no profit e gruppi informali di cittadini impegnati nella cura dei beni comuni, luoghi o spazi verdi abbandonati che possono divenire patrimonio per la comunità. Ne stanno emergendo esperienze interessanti, anche se poco conosciute, che risentono della difficoltà di lavorare in un settore poco normato, in alcuni casi ai limiti della legalità, e spesso senza la collaborazione degli enti pubblici nei quali i beni hanno sede o di cui sono addirittura proprietari. Da questa analisi sta inoltre emergendo un settore di nuove associazioni padovane impegnate in attività legate a nuove forme di economia e in particolare all’economia “verde”, attenta al consumo di suolo e delle risorse naturali, allo sviluppo e al turismo sostenibile».
La nostra provincia quindi è testimone di un volontariato che sa essere consapevole a 360°, che sa prendersi cura degli altri e di ciò che ci circonda, generando benessere personale e collettivo, per noi e per le future generazioni. In questo processo, che richiede tempo e risorse, c’è spazio per tutti. L’invito è a lasciarsi contagiare.