Rivolta di Cona. Perego (Migrantes), «Grandi centri ingestibili ed esplosivi. Serve accoglienza diffusa»
Sandrine Bakayoko, 25enne ivoriana ospitata nella ex base missilistica gestita dalla coop Ecofficina, è stata trovata riversa in bagno ieri all'ora di pranzo dal fidanzato, anch'egli richiedente asilo. Il grave episodio sfocia in una rivolta contro gestori e volontari del centro, che hanno potuto lasciare la ex base solo all'1.40 di notte. Versioni contrastanti sui tempi di intervento dei sanitari allertati. Mons. Perego: «Non si può più rimandare una accoglienza diffusa su tutto il territorio».
La rivolta che è scoppiata nella notte al centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dimostra come
le realtà che accolgono grandi numeri di migranti rischiano di diventare «luoghi ingestibili e quindi esplosivi» e sono pertanto un campanello di allarme per un cambiamento di rotta verso «una accoglienza diffusa su tutto il territorio, con numeri ridotti, accompagnata e affidata a realtà qualificate e con il controllo delle comunità locali, cioè i comuni».
Ripete un discorso più volte fatto mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei, a poche ore dallo scoppio questa notte di una rivolta in un centro di accoglienza straordinaria nel veneziano, in seguito alla morte all’interno della struttura di una giovane ivoriana di 25 anni di nome Sandrine Bakayoko.
Il direttore di Migrantes è intervenuto in mattinata sul grave episodio avvenuto ieri nella ex base missilistica veneziana, gestita dalla controversa cooperativa sociale Ecofficina, che a forza di aggiudicarsi progetti per l'accoglienza ha superato i dieci milioni di fatturato annui. A Cona, non senza polemiche, sono ospitati quasi mille richiedenti asilo, alcuni dei quali – in preda alla rabbia per la morte della giovane ivoriana si sono rivoltati contro i gestori e i volontari rinchiudendoli in un locale del centro e permettendo la loro fuoriuscita dalla base solo all'1.40 di questa notte.
«È evidente – dice Perego – l’esasperazione da parte degli ospiti del centro che, come si sa, vivono in una condizione di abbandono molto grave che ha portato a un gesto sicuramente da condannare – la rivolta e la distruzione -, ma che certamente ha dei fondamenti non di poco conto a cui si è aggiunto, come elemento scatenante, il fatto che solo dopo 5 ore è arrivata l’ambulanza per una donna, che si trovava in una situazione di pericolo di vita. Si tratta quindi di una inadempienza grave».
Dall'Ulss numero 6 Euganea, nella serata di ieri, tuttavia è stata diramata una nota che ricostruiva l'intervento dei sanitari come «tempestivo», dopo che alle 12.48 era stata allertata la centrale operativa del Suem di Padova. Data la gravità della situazione – la giovane è stata trovata riversa in bagno dal fidanzato dopo diversi giorni di malessere – sul posto sono giunti sia l’equipaggio dell’ambulanza di stazionamento nel comune di Cavarzere, sia l’automedica dell’ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco. La giovane migrante è però giunta priva di vita al pronto soccorso di Piove di Sacco e la salma è ora a disposizione dell'Autorità giudiziaria per chiarire le circostanze della morte.
«Occorre ripetere come diciamo da diverso tempo che i Cas, i centri di accoglienza straordinaria – ha proseguito Perego – non vengano affidati a realtà senza esperienza e che ci sia un controllo sulla gestione. Ma soprattutto diciamo che questo ultimo fatto indica in maniera molto chiara l’urgenza che si passi dai grandi centri che possono diventare ingestibili ed esplosivi, come è avvenuto in queste ore nel centro veneziano, ad una accoglienza diffusa, con pochi numeri».
È quanto Migrantes chiede da tempo e cioè un impegno a «essere responsabili nella accoglienza», che significa mettere in atto «una accoglienza diffusa che abbia al centro la tutela della dignità della persona. «Un'esperienza – aggiunge il direttore della Fondazione Migrantes – che premia anche dal punto di vista della sicurezza del territorio e di un accompagnamento che non crei disagi gravi che sempre sono avvenuti nei grandi centri».