La Nostra famiglia, da 70 anni accanto ai ragazzi disabili e alle loro famiglie
Da settant’anni l’associazione La Nostra famiglia opera sul territorio nazionale mettendo il bambino e la sua famiglia al centro del percorso riabilitativo. Sempre sulle orme degli insegnamenti del suo fondatore, il beato Luigi Monza, che scelse il nome “Nostra famiglia” per dimostrare che, come figli dello stesso Padre, tutti gli uomini formano un’unica famiglia.
Tutelare la dignità dei bambini e dei ragazzi con disabilità migliorandone la qualità di vita attraverso specifici interventi di riabilitazione, tenendo conto, anche, della sofferenza delle loro famiglie. Sono questi alcuni dei principi che da settant’anni guidano le attività di cura dell’associazione La Nostra Famiglia, fondata dal beato don Luigi Monza il 28 maggio 1946, giorno in cui accolse i primi due bambini nella casa di Vedano Olona in provincia di Varese.
Oggi La Nostra famiglia è presente in sei regioni italiane con un totale di ventinove sedi in cui lavorano ogni giorno più di 2 mila operatori affiancati da circa quattrocento volontari.
In Veneto la prima pietra del polo regionale de “La Nostra famiglia” fu posta l’8 ottobre 1966 sulla collina di Costa di Conegliano, a cui si sono negli anni aggiunte le sedi di Pieve di Soligo, Treviso, Oderzo, Mareno di Piave, San Donà di Piave, Vicenza e Padova.
Quest’ultima, nata nel 1975 in un edificio in via Giosuè Carducci 25 che ospitava una precedente casa di cura, garantisce tuttoggi alle famiglie servizi riabilitativi svolti a ciclo: ambulatoriale, domiciliare e di diurnato riabilitativo, con volumi di prestazioni fissati annualmente con delibera regionale.
«Accogliamo minori fino ai 18 anni – spiega Cristina De Zanche, responsabile medico de La Nostra famiglia di Padova – Lavoriamo con disabilità di vario grado e tipo. Trattiamo psicopatologie, problemi motori, alterazioni cromosomiche, malattie rare e patologie di tipo relazionale-comportamentale».
Le famiglie arrivano al presidio padovano con una prescrizione del medico o del pediatra e sono accolte dall’assistente sociale dell’associazione che stabilisce un incontro per approfondire le motivazioni della richiesta, orientare gli interessati verso il servizio specialistico (neuropsichiatrico o fisiatrico) e provvedere a fissare, in tempi brevi, l’appuntamento con i medici del centro. Seguono la fase diagnostica, con la valutazione del caso, un successivo incontro di sintesi tra gli operatori coinvolti per definire il piano di intervento personalizzato e l’incontro con i genitori per condividere con loro le prestazioni diagnostiche e riabilitative decise dall’équipe pluridisciplinare che valuta ogni caso.
«La missione della nostra associazione – prosegue Cristina De Zanche – è di prendersi cura, riabilitare ed educare bambini e ragazzi disabili mediante una loro presa in carico globale che mette il bambino e la sua famiglia al centro del percorso riabilitativo. Ogni caso è trattato con programmi personalizzati che tengono conto dei bisogni e delle potenzialità dell’individuo nella sua globalità, inserito cioè in una rete familiare, ambientale e relazionale specifica».
La presa in carico globale si traduce oltre che nell’attività di riabilitazione anche nel sostegno alla genitorialità, nella consulenza fornita alla scuola che accoglie i piccoli pazienti, nel lavoro di rete del servizio sociale, nel supporto all’associazione famiglia e ai gruppi di mutuo aiuto.
L’obiettivo è di riconoscere al bambino oltre al diritto alla salute e alla riabilitazione, anche, quello all’istruzione, all’educazione e alla salvaguardia dei suoi rapporti con la famiglia, al riposo, al tempo libero, al gioco e alle attività ricreative proprie della sua età, alla partecipazione alla vita culturale, artistica e sociale del territorio in cui vive.