Cav e Mpv: accanto alla vita, per costruire vera solidarietà
Lo scorso anno sono stati 101 i bambini nati e 565 le donne assistite. In 38 anni di attività del Cav a Padova, sono state aiutate oltre 14 mila persone. Ma accanto ai numeri c’è il valore di una presenza che sa farsi condivisione e accoglienza, per ribadire il valore della vita. Nei fatti e in uno stile di dialogo.
Scarica lo speciale in pdf su un anno d'impegno dell'associazione, allegato alla Difesa di domenica 26 giugno.
Nonostante le crescenti difficoltà incontrate dal volontariato in genere e, in particolare, dal volontariato per la Vita, anche il 2015 è stato per il Centro di aiuto alla vita di Padova un anno molto importante.
Nel solo 2015 sono stati ben 101 i bambini nati, 159 le gestanti e 406 le altre donne assistite.
Sommando i dati del 2015 a quelli degli anni precedenti a partire dal 1978, anno di fondazione del Cav di Padova, si sono avuti complessivamente 2.271 bambini nati, 3.225 gestanti e 8.691 altre donne assistite.
Quindi, in 38 anni di attività, si è riusciti ad assistere oltre 14 mila persone! Si può stimare che in Italia, grazie ai Cav, dal 1975 siano nati oltre 180 mila bambini e siano state assistite circa 650 mila tra gestanti e donne bisognose di aiuto.
Tornando ai dati del Cav di Padova, è molto interessante rilevare l’andamento nel tempo del numero sia di bambini nati che di gestanti assistite.
Negli ultimi 20 anni si è più che raddoppiato sia il numero di bambini nati (passati da 46 a 101), sia quello delle gestanti assistite (passato da 67 a 159), mentre è aumentato di oltre 5 volte il numero delle altre donne assistite (passando da 77 a 406).
Questi dati, che non hanno bisogno di commento, dimostrano in modo chiaro come, fermo restando l’obiettivo primario di salvare vite umane, il volontariato per la Vita è concretamente impegnato a offrire solidarietà a tutte le donne in difficoltà e non solo a quelle in attesa di un figlio.
Per evidenziare la mole di lavoro svolto dalle volontarie del Cav, si deve ricordare che ogni donna assistita si presenta ripetutamente (anche 10 volte nel corso di un anno) al Centro e che quasi il 20 per cento di gestanti assistite in questi anni, ha potuto usufruire di ospitalità o in case di accoglienza, o presso famiglie o in case in affitto gestite dal Cav.
Le prestazioni assistenziali fornite – ed estese non solo alle gestanti – sono state molte migliaia.
Tra le più numerose, gli aiuti in natura e l’assistenza sociale. Innumerevoli le assistenze materiali (distribuzione di corredini, giocattoli, latte in polvere, panni ecc.) mentre sono stati spesi quasi 20 mila euro in assistenza diretta.
Le gestanti assistite nel solo 2015 con Progetto Gemma sono state 4.
Circa le caratteristiche delle gestanti, anche nel 2015 si è mantenuta bassa (24 per cento), la percentuale delle gestanti presentatesi a un Cav prima dei 90 giorni di gravidanza.
Molto bassa permane anche la percentuale di gestanti inviate a un Cav da un consultorio pubblico (solo il 2 per cento). Le gestanti presentatesi direttamente sono state il 58 per cento, quelle inviate da persone amiche il 16 per cento, quelle inviate da parrocchie e associazioni il 6. Sono per lo più coniugate (59 per cento); hanno per lo più un’età variabile dai 25 ai 34 anni (60), sono casalinghe (34) o senza lavoro (42). Le maggiori difficoltà denunciate permangono quelle economiche (46) che salgono al 76 per cento sommando le difficoltà per mancanza di lavoro o di alloggio.
A conferma dell’effetto preventivo – rispetto all’aborto – dell’azione del Cav, si fa notare che il 63 per cento delle donne arrivate incerte e/o intenzionate ad abortire hanno poi dato alla luce il loro bambino.
L’atteggiamento del marito o del partner della donna si mantiene prevalentemente contrario all’aborto (51 per cento). Per le gravidanze conclusesi con il parto il bambino è sempre stato con la madre.
Il dato relativo alla cittadinanza mette in evidenza la sempre elevata percentuale di cittadine straniere assistite.
Si è passati dal 43 per cento del 1996 all’88 per cento dello scorso anno. Le gestanti straniere per le quali l’assistenza è iniziata nel corso del 2015 sono state complessivamente 100 e i paesi di provenienza 20. Le più numerose continuano a essere le donne africane (71 per cento), seguite dalle europee (22) e dalle asiatiche (6) e americane (1).
Le più numerose in assoluto sono le donne nigeriane (44 per cento), seguite dalle donne provenienti dal Marocco (14) e dalla Romania (9).
Questi in sintesi i dati numerici. Ma le cifre non dicono tutto.
Dietro ogni numero c’é il lavoro di decine e decine di volontari e volontarie; c’è la prova evidente che l’aborto può essere sconfitto, c’è la prova che tante vite umane possono essere salvate.
La soluzione è tutta racchiusa nella solidarietà che la nostra società ricca di mezzi, ma povera di ragioni per vivere, non sa offrire alla donna sola. I Cav sanno offrire questa solidarietà ed è per questo che possono con serenità e gioia ripetere quanto ha detto Madre Teresa di Calcutta: «Se venite a sapere che una donna non vuole un bambino e vuole fare l’aborto, aiutatela a venire da me perché il bambino lo voglio io. Io voglio questo meraviglioso dono divino poiché egli è il simbolo dell’amore di Dio».
Se siamo convinti di ciò, dobbiamo evitare che la questione della vita sia marginalizzata. Non pretendiamo che si parli solo della vita nascente, ma anche della vita nascente. Affermando con serenità, ma con convinzione, questi principi non intendiamo alzare barriere con coloro che non li condividono.
Vogliamo solo ricordare, usando le parole di Giovanni Paolo II, che le minacce alla vita nascente e alla vita terminale «presentano caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità per il fatto che tendono a far perdere nella coscienza collettiva il carattere di delitto e ad assumere, paradossalmente, quello di diritto, al punto che se ne pretende un vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato e la successiva esecuzione mediante l’ intervento gratuito degli stessi operatori sanitari» (vedi E.V § 11).
Con la nostra presenza ci sentiamo stimolati a raccordare le ragioni della verità e del dialogo proponendo sempre che, in primo luogo, le parole siano accompagnate da comportamenti di accoglienza concreta che diano loro autenticità, come la presenza in Italia dei nostri 350 Centri di aiuto alla vita testimonia da molti anni).
In secondo luogo facendo sì che la parola, senza mai tradire la verità non suoni come giudizio di condanna di qualcuno, ma manifesti un grande amore per l’uomo e sappia realizzare una società dove nessuno sia “scartato”, ma ognuno sia accolto come una mamma accoglie i suoi figli e trasmette la gioia della speranza.
Ubaldo Camillotti
Scarica l'inserto in allegato al servizio: 4 pagine di dati, storie, iniziative del Movimento per la Vita e del Cav di Padova.