Movimento per la vita, «la nuova frontiera sono le sfide della tecnologia»
Gianluigi Gigli è il successore di Carlo Casini: «Il Mpv ha cercato di diffondere una cultura per la vita per far crescere nelle coscienze una visione diversa del nostro essere società e l'impegno alla solidarietà. Dunque, cultura e solidarietà, la prima per far crescere una mentalità nuova, la seconda come testimonianza che una società nuova è già possibile».
Compie 40 anni di attività il Movimento per la vita (Mpv) italiano
Risale, infatti, al 16 marzo 1975 l’apertura del primo Centro di aiuto alla vita (Cav) a Firenze.
In questi giorni, l’assemblea generale del Movimento, convocata per il rinnovo dei suoi vertici, ha eletto Gianluigi Gigli come nuovo presidente e successore di Carlo Casini, fondatore del Mpv. Lo abbiamo intervistato per raccogliere da lui intenti, aspettative e programmi di questo suo primo mandato.
Presidente, con quale animo affronta questa nuova e importante responsabilità a guida del Mpv, di fronte ai crescenti attacchi che, sul piano culturale e materiale, minacciano la vita umana?
«Nell’affrontare oggi i temi che riguardano la tutela della vita umana è forte la sensazione di rimanere quasi schiacciati da un filone di pensiero montante e inarrestabile, che sembra voler disconoscere la natura stessa dell’uomo e che vorrebbe in qualche modo ridurlo a oggetto e strumento per altre finalità, soprattutto quando è più debole. Credo invece che, nonostante tutto, dobbiamo vivere una dimensione di speranza. Anzitutto perché sono tanti coloro che s’impegnano ogni giorno a sostenere la causa della vita. Poi perché, prima o dopo, con il tema della vita ciascuno deve confrontarsi, se non altro per l’interesse a che la propria vita sia piena e tutelata. Sono anche convinto che il richiamo insistente di papa Francesco a controbattere e contrastare "le periferie esistenziali" e "la cultura dello scarto" rappresenti oggi l’orizzonte più giusto nel quale far lievitare questa speranza».
Il Mpv compie 40 anni di attività a promozione e difesa della vita. Come riassumerebbe le tappe più significative del cammino fin qui percorso?
«Il Mpv inizia la sua attività nel 1975, con l’istituzione del primo Cav a Firenze, dove una clinica operava aborti abusivamente. In questi 40 anni sono stati tanti gli accadimenti che hanno stimolato l’impegno del Movimento: l’approvazione della legge 194 sull’aborto volontario, la demolizione a colpi di "piccone giudiziario" della legge 40 sulla procreazione assistita, la spinta crescente per la legalizzazione dell’eutanasia, solo per fare qualche esempio. Di fronte a questa cultura difforme, il Mpv ha cercato di opporsi in tutte le sedi opportune a livello legislativo e giudiziario; ma soprattutto ha cercato di diffondere una cultura per la vita – cosa che vorrei continuare e potenziare – per far crescere nelle coscienze una visione diversa del nostro essere società e l’impegno alla solidarietà. Dunque, cultura e solidarietà, la prima per far crescere una mentalità nuova, la seconda come testimonianza che una società nuova è già possibile. Oltre a questo, proveremo a impegnarci sui temi dell’impresa sociale e dell’adozione».
A suo parere, quali sono i temi più caldi che il Mpv dovrà affrontare nel futuro immediato?
«Senz’altro le sfide della tecnologia che, a differenza della scienza, non è neutra. La scienza ci avvicina alla verità, un tassello per volta; la tecnologia tende a usare questa verità, talora come esercizio di potere e non come servizio. Saranno dunque i temi legati all’invasione tecnologica negli ambiti dell’inizio e del fine vita ad occuparci. Con quest’ultimo in particolare dovremo confrontarci, in una società in cui la piramide demografica si è rovesciata e il peso degli anziani non autosufficienti diventerà sempre più evidente, imponendo la questione di come farsene carico».
Tra qualche giorno ricorre il 20° anniversario dell’enciclica Evangelium Vitae (Ev) di Giovanni Paolo II. La ritiene ancora attuale e valida nei suoi contenuti, o auspicherebbe un suo aggiornamento?
«Considero l’Ev una grande enciclica che, ancor prima che pastorale, è sociale, in continuità col filone inaugurato dalla Rerum Novarum di Leone XIII. Ritengo il suo messaggio attualissimo, tanto che col Mpv abbiamo chiesto al santo padre (con una lettera) – sperando che voglia farlo – di voler ricordare l’importanza di questa enciclica il 25 marzo prossimo, festa dell’Annunciazione, durante l’udienza in piazza San Pietro. Più che attualizzata, l’Ev va in qualche modo resa più efficace nella sua penetrazione all’interno della chiesa cattolica e ci auguriamo che questo avvenga, per quanto riguarda l’Italia, già a partire dal prossimo convegno della chiesa italiana a Firenze. Per celebrare il ventennale dell’Ev, il Mpv ha deciso di dar vita a una serie di convegni a livello diocesano che si concluderanno con un convegno nazionale di grande spessore culturale, da tenersi in autunno (probabilmente in novembre), per dare il giusto risalto a questa ricorrenza».
Da alcune "tribune critiche", ecclesiali e non, sono state espresse perplessità per il presunto "disinteresse" di papa Francesco rispetto ai temi della vita umana. Le condivide?
«Non sono d’accordo su questo presunto disinteresse, perché nel breve volgere di due anni di pontificato, il papa più volte è intervenuto su questo tema e lo ha fatto in maniera estremamente efficace. Vorrei ricordare almeno tre momenti: l’incontro con la Federazione internazionale dei medici cattolici nel 2013; il grande discorso fatto a Strasburgo, in occasione della visita al parlamento europeo nel 2014 e l’incontro, nello stesso anno, con noi del Mpv e con le mamme che avevano potuto partorire grazie all’aiuto dei Cav. Sono stati tre discorsi di grande spessore, che a mio avviso testimoniano l’interesse profondo del papa per i temi della vita. Continuiamo perciò a guardare con grande attenzione e speranza al suo magistero che, nell’onda lunga della tradizione della chiesa, si conferma a favore di tutto l’uomo e di ogni uomo».